Il tramonto sulla spiaggia di Waikiki, tra le palme e i grattacieli, le donne che danzano la hula al suono dell'ukulele, le collane di fiori e le Aloha shirt. E poi la schiuma bianca di pipeline, l'onda più potente e più fotografata al mondo, quella che si forma a decine di metri dalla riva e che tutti i surfisti sognano di cavalcare, almeno una volta nella vita.
Questa l'immagine delle Hawaii diffusa dall'efficace macchina del marketing, che però rischia di soffocare negli stereotipi le meraviglie di queste isole e la storia del suo popolo.
A far conoscere le Hawaii in tutto il mondo ci ha pensato innanzi tutto il cinema. Oahu è stata set di centinaia di scene; ogni qualvolta l'industria del technicolor aveva bisogno di rappresentare un paradiso esotico, le Hawaii si prestavano al gioco, recitando il ruolo di sé stesse o di altri, non importa se Venezuela, Australia o Costa Rica.
Tra tutte, come non ricordare la scena di Jurassic Park, quando l'elicottero con i protagonisti a bordo atterra facendo il pelo ad una cascata che precipita per centinaia di metri da una parete di roccia a strapiombo. Quell'isola primordiale, irta di picchi e lame verdeggianti e battuta dalle onde dell'oceano, è Kauai, la più settentrionale dell'arcipelago.
Non deve essere stato difficile riprodurre a Kauai un intero ecosistema giurassico: quale location migliore di una giungla verde di felci arborescenti per far tornare alla vita i dinosauri? Un paradosso cronologico, certo, perché quando i dinosauri popolavano la terra, le Hawaii non erano ancora nate.
Primordiale solo all'aspetto l'arcipelago è, infatti, geologicamente parlando, nato ieri. E continuamente si modifica, si plasma, guadagnando terreno nelle sue isole più giovani e perdendone a poco a poco in quelle meno recenti.
Ecco cosa sono le Hawaii, un immenso laboratorio naturale che lavora a cielo aperto. Impossibile rimanere indifferenti, impossibile non emozionarsi davanti allo straordinario scenario del parco dei vulcani di Big Island, esempio quasi unico e perfettamente fruibile della spettacolarità dei fenomeni di vulcanismo attivo.
Roccia incandescente allo stato liquido è la definizione che tutti conoscono di lava che, guarda caso, è una parola hawaiana. E molti altri termini della moderna vulcanologia sono di origine hawaiana, come i minuscoli frammenti lavici, simili a vetro, chiamati "lacrime di Pele" perché scatenerebbero le ire della dea del fuoco Pele, madre di queste terre, se venissero sottratti al suo regno.
Divinità e leggende alle Hawaii sono strettamente legate ai fenomeni naturali e intrise di antica saggezza. Una saggezza inizialmente servita ai primi indigeni per amministrare quei terreni straordinariamente fertili e che poi si è inevitabilmente persa con l'arrivo delle navi straniere e con l'importazione di specie animali e vegetali estranee, oltre a numerosi beni non necessari come armi, alcolici, tabacco e naturalmente, malattie che decimarono in breve tempo la popolazione indigena.
L'isolamento che ha caratterizzato le Hawaii e che ha offerto un'opportunità unica all'evoluzione di organismi animali e vegetali si è spezzato molto tempo fa.
Oggi le Hawaii vengono raggiunte da una media di sei milioni di visitatori l'anno, la gran parte provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappone; per le loro vacanze e con i loro capitali sono stati costruiti alcuni tra gli alberghi più lussuosi al mondo e migliaia di condomini, tutti ben forniti di aria condizionata, forni a microonde, lavastoviglie e barbecue.
Non ci si può sottrarre all'american style alle Hawaii, ufficialmente cinquantesimo stato a stelle e strisce solo dal 1959 ma annesso illegalmente, con un colpo di stato, già molto tempo prima.
Ma è uno stile di vita comunque temperato dalla natura di un tropico esuberante e, in parte, ancora selvaggio. Certo il traffico dei fuoristrada e i parcheggi pieni dei McDonald disturbano parecchio, ma basta allontanarsi di pochi chilometri per trovare le Hawaii e alcuni tra gli scenari più straordinari della terra.