Quanto a foreste tropicali, parchi e fauna protetta il Costa Rica è considerata la meta top in Centro America, ma il Belize non ha nulla da invidiare al suo più famoso concorrente; gli incontri ravvicinati con scimmie urlatrici, tapiri, formichieri, giaguari e ocelot, tucani, pappagalli e colibrì sono all'ordine del giorno.
Con la differenza che in alta stagione i parchi del Costa Rica sono invasi da folle di persone che cercano di avvistare gli animali, mentre in Belize sono di più gli animali che le persone che li osservano.
In poche parole, in Belize anche la più banale escursione ha il sapore d'avventura in un mondo esotico e stupefacente.
E poi c'è il mare, turchese e cristallino come da depliant turistico, e una barriera corallina che si estende per quasi 300 km, seconda al mondo per lunghezza solo alla grande barriera australiana. Ai margini di questo capolavoro della natura emergono più di duecento isole e isolotti, i cayes, che costituiscono la principale attrattiva turistica del paese.
La piattaforma corallina racchiude una delle meraviglie naturali dei Caraibi: il Blue Hole, un cerchio perfetto dal diametro di 400 metri, nato dal crollo di una grotta e reso famoso dall'oceanografo francese Jacques Cousteau. Le acque straordinariamente trasparenti di questa macchia blu portano ad una rete di grotte e di passaggi sottomarini e sono uno dei siti di immersione più popolari del Belize.
Se non bastasse, oltre a natura e mare, il Belize possiede, nascosti nella giungla, importanti resti della civiltà maya, che dallo Yucatan si diffuse in Belize. Le rovine delle città e dei centri cerimoniali risalgono per lo più al periodo classico, quello di massimo splendore; secondo gli archeologi, intorno al 500 d.C. l'antica metropoli di Caracol, il sito maya più grande del Belize, era un centro prospero e potente almeno quanto Tikal, considerata la più impressionante testimonianza di questa avanzata civiltà in America centrale.
Piccola enclave inglese sperduta in un oceano latino americano, il Belize, ex Honduras britannico, è stato l'unico territorio in Centro America a resistere all'assalto dei conquistadores spagnoli. Le infide scogliere coralline e i bassi fondali impedivano ai pesanti galeoni spagnoli di accostare, ma gli isolotti e quel dedalo di canali, nascosti tra le mangrovie, offrivano invece un riparo perfetto ai vascelli leggeri di pirati e filibustieri inglesi che, oltre a combattere la Spagna, seppero avviare per conto di Sua Maestà un lucroso commercio di mogano.
I tentativi degli spagnoli di appropriarsi del Belize fallirono regolarmente, grazie all'aiuto fornito ai pirati dalla marina britannica e dagli schiavi importati dalla Giamaica, regno del famigerato Henry Morgan, vice governatore dell'isola e pirata egli stesso.
Finita l'epoca delle "patenti di corsa", gli ex pirati e i loro discendenti si trasformarono in coloni e continuarono il commercio di legno prezioso, sfruttando la manodopera degli schiavi nigeriani di etnia Ibo; non a caso l'antico nome di Belize City era "Eboe City". Solo a metà dell'ottocento quella terra di nessuno, selvaggia e senza regole, fu definitivamente proclamata colonia britannica.
Ci vorranno più di cent'anni prima che il Belize diventi una nazione indipendente. Il regime coloniale viene a poco a poco scalfito da un'alleanza tra creoli, discendenti da schiavi e pirati, e maya, che ancora oggi rappresentano una fetta importante della popolazione belizana. La nuova classe dirigente forma un partito democratico, sostenuto dalle varie etnie del paese, che nel 1981 porta finalmente il Belize all'indipendenza.
Il Belize è oggi un membro del Commonwealth e, come in Australia, il capo di stato è, almeno formalmente, la regina d'Inghilterra.
Con una simile storia alle spalle non stupisce che il Belize abbia molto di più in comune con i Caraibi che con il resto dell'America Centrale. Ad esempio la lingua: il Kriol, un misto di inglese e di lingue africane, è simile all'inglese caraibico parlato ad Anguilla, Antigua, Barbuda e in altre ex colonie britanniche.
Gli edifici in legno, quando non sono sbiaditi dal tempo e dall'incuria, ricordano l'architettura e gli stili in technicolor tipici dei Caraibi. E lo stile di vita, quell'orgoglio da "black man country" unito ad un approccio alla quotidianità alquanto rilassato, hanno il sapore della Giamaica o delle Grenadine.
Malgrado abbia un solido regime democratico e un indice di sviluppo nettamente superiore ai suoi miserabili vicini, Guatemala, Honduras e El Salvador, il Belize è un paese di grandi disuguaglianze, con un terzo della popolazione che vive sotto la soglia della povertà. Il turismo negli ultimi anni è cresciuto, diventando la principale fonte di valuta straniera. Ma è un fenomeno ancora di passaggio e il turismo di massa, poco stimolato dalla mancanza di campagne pubblicitarie, è praticamente sconosciuto.
Invece gli stranieri che si stabiliscono in Belize o che scelgono questo paese come buen retiro sono molti. Tra gli habituée del posto, stelle del cinema e della musica ma anche facoltosi americani che comprano terreni, isolotti e residenze per farne un piccolo angolo di paradiso privato o per trasformarle in resort esclusivi.
E poi ci sono quelli che vengono in Belize a stabilire la sede dei propri affari; non a caso la nazione è uno dei tanti paradisi fiscali sparsi qua è là nei tropici. Offriva all'epoca rifugio ai pirati, lo dà oggi ai businessman di tutto il mondo. La società del Belize è cambiata, pur rimanendo tutto sommato, uguale a se stessa.