Quando salpò da Panama alla ricerca di favolose ricchezze nemmeno lo stesso Pizarro, un soldato spagnolo rozzo e illetterato, avrebbe mai pensato di trovare una città imperiale tanto maestosa quanto sofisticata in un luogo apparentemente così lontano dal resto del mondo.
Non era Machu Picchu, che fu scoperta solo agli inizi del novecento, ma Cajamarca, negli altipiani del Perù settentrionale, dove il conquistador catturò e giustiziò l'imperatore inca Atahualpa. Fu l'inizio della fine: pochi anni dopo, nel 1536, gli spagnoli stroncarono l'ultima ribellione degli indigeni e cancellarono una delle più avanzate civiltà precolombiane.
Le strutture originarie costruite dagli inca, i templi, i palazzi, le muraglie realizzate con pietre poligonali perfettamente levigate e incastonate, le grandi strade e i ponti che collegavano un impero che si estendeva dall'Ecuador al Cile, sono in Perù da un millennio. E resistono alle frane e alle inondazioni, alle distruzioni perpetrate per più di vent'anni da diversi gruppi terroristici e all'incuria di decenni di dittature e regimi corrotti e brutali.
Sui resti delle civiltà precolombiane si sovrappone l'eredità dei conquistadores: il trionfo del barocco delle chiese, le cascate d'oro dei pulpiti e delle colonne e i Cristi carichi di sangue e di spine. Ma se la religione degli eredi degli inca è quella degli invasori spagnoli, la ritualità è molto più antica, appartiene ai popoli che, dopo aver adorato per secoli le divinità delle montagne, hanno aggiunto Gesù e i santi al loro pantheon tradizionale.
Nessun altro paese del sudamerica ha un tale potere evocativo, quanto a storia, arte e culture antiche. Gli affascinanti misteri e gli splendidi reperti degli inca e delle diverse civiltà che li hanno preceduti sono una delizia che attira in Perù turisti da mezzo mondo. Ma il potenziale maggiore di questo paese sta nella sua straordinaria diversità naturalistica e umana.
Ovunque si vada in Perù, qualsiasi itinerario si scelga di percorrere, il paesaggio è maestoso.
Sugli altipiani in quota, l'aria rarefatta taglia il fiato e una luce, pura come il cristallo, investe le cime innevate, i deserti di rocce, le concrezioni saline, i campi terrazzati e le lagune di un blu irreale, come quella di Llanganuco alle pendici del ghiacciaio Huascaran.
La fascia andina occupa, tuttavia, solo un quarto del territorio. E ancora di meno è la superficie riservata alla cintura costiera, schiaffeggiata dalle acque fredde e pescose del Pacifico, che si allunga alternando dune e deserti a oasi fertili coltivate a canna da zucchero, frutta e vigneti.
A est, oltrepassate la Cordigliera e la ceja de selva, c'è la regione amazzonica, la più estesa del paese, dove tutto è intriso di verde e di acqua: un tappeto di foresta primaria che sembra non finire mai, né quando lo si sorvola né quando lo si percorre a bordo dei peque peque, le scoppiettanti imbarcazioni a motore che sfilano sulle acque fangose dei fiumi.
A Puerto Maldonado, capoluogo della regione di Madre de Dios, a poco più di trecento chilometri da Cuzco, l'aria è pesante, intrisa dall'odore di terra fradicia. Da qui si parte per i grandi parchi nazionali dell'oriente amazzonico peruviano, come la riserva di Amarakaen o il parco nazionale di Manu o ancora la riserva di Tambopata, un parco esteso su una superficie di un milione di ettari, che protegge una delle più vaste estensioni di foresta pluviale primaria dell'intera Amazzonia.
Nel variegato mondo peruviano, quarto paese al mondo per diversità biologica, l'area amazzonica è un universo a sé stante. Ed è ancora terra di conquista.
Se la contendono le multinazionali del petrolio autorizzate dallo stato e i tagliatori di legname pregiato, che invece agiscono illegalmente ma tanto nessuno ci fa caso. Ci abitano trecentomila indios quechua e aymará, sottoposti a sistematiche violenze e repressioni da parte del governo centrale.
Ci passano i missionari e gli operatori umanitari, unici erogatori di servizi, qualche antropologo, gruppi di ricercatori che studiano la zona e i militari che la controllano.
I turisti nell'Amazzonia peruviana sono pochi, preferiscono vivere il fascino della sierra e la quotidianità dei villaggi andini, dove la vita sembra scorrere come sempre, tra le coltivazioni di granturco e di coca, le greggi di lama e i mercati settimanali, zeppi di vettovaglie e tessuti.
Quasi tutti si dirigono sugli altipiani del sud, lungo l'inca trail verso Machu Picchu e poi sulle sponde e nelle isole galleggianti del lago Titicaca, luoghi diventati ormai tappe obbligate di ogni tour organizzato, ma ancora non completamente artefatti, a dispetto di antiche e recenti invasioni.