Si diffondono spesso tra i viaggiatori rumors e timori sul rischio di imbattersi in animali velenosi o pericolosi e una pessima reputazione viene riservata ad alcuni paesi più che ad altri, all'Africa ad esempio.
Ma nell'immaginario collettivo è l'Australia a detenere il primato del 'pericolo'.
E' vero che per l'unicità dell'ambiente e della sua storia evolutiva, l'Australia dispone di un ricco arsenale di fauna selvaggia; verrebbe quasi da chiedersi come facciano gli australiani a viverci.
Eppure, secondo una statistica pubblicata dal National Coroners Information System, in Australia è più facile morire per cadute da cavallo o per incidenti stradali causati da mucche, pecore, cani e, a volte, da emù piuttosto che per aggressioni di squali e coccodrilli o per morsi di serpenti e ragni velenosi. Quanto alle meduse si registrano, in media, uno o due casi di morte l'anno.
Se si fa la giusta tara, il numero di turisti colpiti da simili, drammatici eventi risulta davvero esiguo. Chi viaggia con le dovute precauzioni ha ben poche ragioni di temere la fauna selvaggia, tenendo bene a mente che le specie che potrebbero essere più pericolose sono proprio quelle che non sembrano tali. Ma andiamo con ordine.
Crocodylus porosus
è il nome scientifico del più grande e più pericoloso rettile conosciuto in
natura.
Lunghi ben oltre 5 metri, sono noti come coccodrilli marini perché preferiscono le acque marine e salmastre tra gli estuari e la costa; gli australiani, abituati a dare un diminutivo affettuoso a tutti, li chiamano salties, per distinguerli dai loro un po' meno aggressivi cugini d'acqua dolce, i freshies.
Straordinariamente adattabili, non disdegnano lunghe escursioni nei fiumi spingendosi nell'interno specialmente durante la stagione umida. Possono rimanere in immersione per più di un'ora aspettando immobili una preda, sono difficili da vedere e potrebbero aggredire senza essere provocati.
Per questo motivo chiunque raccomanda di non nuotare nel loro territorio, tranne nelle zone segnalate sicure dal servizio parchi. Dicono che un metodo per individuare una zona popolata da coccodrilli sia quello di vedere se nel fango attorno ci sono le caratteristiche strisce lasciate dal loro passaggio per entrare ed uscire dall'acqua.
In generale è sempre opportuno campeggiare, preparare cibo o lavare piatti a più di 50 metri dall'acqua ed è meglio essere particolarmente cauti di notte, quando i coccodrilli sono più attivi, e da settembre ad aprile, durante la stagione dell'accoppiamento.
Le stesse precauzioni sono utili per evitare sgradevoli incontri con altre specie di coccodrilli, i freshies, che potrebbero essere altrettanto pericolosi.
Si stima che nel territorio settentrionale australiano, dove vive il maggior numero di coccodrilli del paese, ci sia attualmente una popolazione di circa 65,000 esemplari.
La caccia è ufficialmente proibita dal '69 e le autorità stanno attuando un programma di educazione pubblica per aiutare gli abitanti a convivere con una presenza così numerosa; lo fanno in parte rimuovendo dalle aree abitate esemplari dal carattere 'difficile' ma, soprattutto, creando fattorie e allevamenti di coccodrilli per lo sfruttamento commerciale delle pelli. La questione rimane controversa; se per l'uomo primitivo il pericolo non doveva essere trascurabile, oggi la situazione sembrerebbe capovolta.
L'Australia attrae anche per la sua eccezionale fauna marina. E qui gli incubi del turista in mare sono squali e meduse.
Quanto agli squali, la Florida è il paese che detiene il primato mondiale degli attacchi ma è vero che resta all'Australia la leadership della più alta percentuale di morti; in realtà, le numerose specie di squalo che nuotano nelle acque australiane sono più o meno diffuse in tutti gli altri mari tropicali.
Invece alcune meduse australiane sono davvero peculiari. Come la
Chironex fleckeri
, o vespa di mare, una delle creature marine più pericolose al mondo, tanto da poter uccidere un essere umano in pochi minuti.
Con un aspetto simile a quello delle comuni meduse, tranne per la forma vagamente cubica dell'ombrello (e infatti appartiene alle cubomeduse o box jellyfish), Chironex è un organismo
particolarmente diffuso nei mari nord-australiani ma può estendersi fino alle coste del sudest asiatico.
I suoi sottili tentacoli provvisti di cellule urticanti si allungano di diversi metri dal corpo ed è perciò difficile
accorgersi in tempo della sua presenza.
Il pericolo è però segnalato da numerosi cartelli sui tratti di costa più a rischio; inoltre, le spiagge più popolari e molte aree davanti ai resort vengono protette da reti. Questo espediente risulta certamente efficace per la Chironex, ma non impedisce purtroppo il passaggio alla più piccola, sebbene meno comune, medusa
Irukandji.
La letalità è alta, soprattutto nei bambini, ma gli eventi tragici sono estremamente rari.
In caso di contatto, è bene non tentare di rimuovere i tentacoli perché si potrebbe facilitare l'assorbimento della tossina; si consiglia piuttosto di lavare la parte colpita con aceto che, in parte, previene il diffondersi del veleno e ricorrere immediatamente a cure mediche.
Ufficialmente il periodo peggiore va da ottobre a maggio ma la stagione di queste meduse dipende da una serie di condizioni ed è quindi meglio informarsi presso i locali.
Un quadro clinico molto grave, con esiti persino mortali, può essere determinato anche dal contatto con le fisalie, organismi gelatinosi che formano lunghissime colonie natanti; l'esponente più noto della categoria è la caravella portoghese,
Physalia pelagica
.
In Australia le fisalie vengono chiamate blue bottle jellyfish ma è bene ricordare che sono organismi ampiamente distribuiti nei mari tropicali, dall'Africa, alle Antille, al Pacifico.
Va poi citato il
Conus, un mollusco dotato di una conchiglia avvolta a spirale di forma vagamente triangolare; possiede una struttura ad arpione, collegata ad una ghiandola velenifera, che l'animale usa per uccidere le prede o quando è disturbato.
Il cocktail di tossine veicolate dalla puntura di Conus è molto potente per l'uomo ed è noto qualche caso di morte.
Sulla costa nord occidentale australiana un gruppo di ricercatori sta tentando di utilizzare queste tossine a scopo farmacologico e si dedica perciò alla raccolta di un gran numero di esemplari; conviene lasciarlo fare a loro. Ma, nuovamente, il Conus è comune in tutte le acque tropicali.
Il
blue-ringed octopus è un grazioso, piccolo polpo, solitamente di colore giallo o marrone; solo quando l'animale è in procinto di attaccare appaiono i caratteristici anelli blu elettrico.
Nonostante l'aspetto inoffensivo e le piccole dimensioni il veleno di questo animale può causare nell'uomo paralisi e arresto respiratorio. Sono stati riportati rari casi di decesso ma è meglio evitare di camminare scalzi in prossimità della riva, sia sulla sabbia, sia sulle rocce. Il territorio del blue-ringed octopus si estende a tutto il Pacifico occidentale.
Se l'incontro con le specie velenose appena citate è piuttosto improbabile sono invece più frequenti ferite, ustioni e lesioni orticariodi prodotte da coralli, madrepore e attinie.
Conosciuti come
coralli di fuoco perché particolarmente urticanti, i Millepora formano estese colonie sia ramificate sia incrostanti; perciò, a meno di essere esperti conoscitori, non è semplice riconoscerli.
Nel dubbio è buona regola evitare di toccare qualsiasi tipo di corallo giacché, urticante o meno, provoca sempre ferite lente a guarire e facilmente infettabili. Sono diffusi in quasi tutte le barriere coralline tropicali e non potevano certo mancare sulla grande barriera australiana, con una specie che provoca gravi ustioni.
E' altrettanto ubiquitaria la distribuzione della corona di spine (
Acanthaster planci
)
una stella di mare che si nutre con voracità di madrepore viventi e distrugge grandi aree di scogliere coralline che, morendo, sbiancano.
Le sue spine acuminate contengono sostanze in grado di provocare infiammazioni serie abbastanza da richiedere cure mediche. La varietà che vive nel Pacifico è arancio brillante mentre quella maldiviana è di colore blu elettrico.
Anche tra le oloturie e i ricci esistono alcune specie dotate di un muco tossico che causa dolorose infiammazioni.
Ci sono infine pesci con cui è facile venire accidentalmente a contatto e che possono costituire un reale pericolo per i bagnanti.
Maestro di mimetismo, il
pesce pietra
è diffuso in tutta l'area dell'Indiano e del Pacifico; immobile proprio come una pietra, si nasconde tra i coralli e nei fondali sabbiosi, anche vicino a riva, ed è il più conosciuto tra i turisti perché ad alcuni di loro è capitato di calpestarlo.
La sua pinna dorsale è sostenuta da raggi spinosi, collegati a ghiandole secernenti un potente veleno; la puntura provoca immediatamente un dolore atroce. In alcuni casi può seguire un malessere più importante e allora è opportuno rivolgersi ad una struttura sanitaria per la somministrazione dell'antisiero; di sicuro è meglio ricordarsi di indossare scarpette di gomma o di plastica prima di entrare in acqua.
Un parente stretto del pesce pietra è il pesce scorpione il quale però, malgrado sia dotato di identiche strutture velenifere, ha una livrea talmente brillante che è difficile non accorgersi della sua presenza.
Di colori altrettanto smaglianti si vestono i
serpenti marini:
hanno narici dotate di una valvola che ne assicura la chiusura durante l'immersione e denti provvisti di un veleno simile a quello dei cobra.
Sono abili nuotatori ma si soffermano a lungo anche sulla terra emersa, soprattutto durante il periodo riproduttivo. Uccidono le prede paralizzandole con un forte veleno ad azione neurotossica che è pericoloso anche per l'uomo, nei confronti del quale però i serpenti mostrano scarsa aggressività. Non sono un'esclusiva australiana e possono trovarsi nelle acque dell'oceano Indiano e del Pacifico.
Passando ai serpenti terrestri e arboricoli, con 150 specie presenti in Australia, 90 delle quali velenose, qualche preoccupazione potrebbe nascere.
L'inland Taipan che vive nei deserti centrali,
Oxyuranus microlepidotus,
e quello diffuso invece lungo le coste,
Oxyuranus scutellatus, sono considerati i più velenosi; lo stesso vale per il serpente tigre continentale,
Notechis scutatus, delle foreste pluviali dell'Australia e il serpente tigre nero,
Notechis ater, che predilige invece le zone costiere.
E' vero, sono tutti provvisti di un veleno tanto potente da poter uccidere un uomo in pochi minuti; ma è difficile che possa accadere ad un turista.
Innanzi tutto le probabilità di incontrare, ad esempio, un taipan sono scarse. In secondo luogo, la sensibilità alle tossine di un serpente varia da individuo a individuo e, il più delle volte, si riesce a raggiungere una qualsiasi struttura sanitaria, dove vengono immediatamente somministrati efficaci antisieri specifici.
Ed è perciò molto utile riuscire a dare una descrizione del serpente.
Il maggior numero di incidenti si verifica tra chi, abituato a trattare con questi rettili, tende a diventare incauto o tra quelli che quando ne avvistano uno tentano di ucciderlo. I serpenti non amano la compagnia dell'uomo né la cercano, anzi sono propensi a ritrarsi, basta dar loro la possibilità di scappare.
Riconoscere le specie velenose e distinguerle da quelle innocue non è semplice; è buona regola non toccarli, camminare nel bush con scarpe alte e robuste e, naturalmente, guardare sempre dove si mettono piedi e mani.
Per chiudere la lista delle specie mostruose, non resta che parlare di ragni. Molte villose specie tropicali sono abbastanza schive e nella maggior parte dei casi il loro morso è innocuo.
In Australia il maggior pericolo potrebbe venire da un parente della vedova nera, il Redback (
Latrodectus hasselti
).
E' di colore marrone scuro con il dorso leggermente striato di rosso ed è raro che morda se non viene disturbato; ha un veleno potenzialmente mortale per l'uomo contro il quale viene usato un siero.
Rispetto al Redback, il Funnel-web
(
Atrax robustus
)
potrebbe attaccare con più facilità, anche con morsi ripetuti, ma essendo di maggiori dimensioni, è più facile vederlo e quindi evitarlo.
Il veleno agisce con rapidità ma per fortuna anche contro di esso esiste un siero. Il Redback è diffuso in tutto il continente australiano mentre il territorio del Funnel-web
è circoscritto all'area di Sydney, Brisbane e, sporadicamente, a quella di Adelaide.
Da sempre gli australiani convivono con specie potenzialmente mortali, a volte imparando a trattarli, a volte consolidando efficaci precauzioni per evitarli.
Conoscere la distribuzione e la diffusione di alcune specie e, soprattutto, chiedere alla gente locale come comportarsi, sono i modi migliori per non viaggiare impreparati.
[Ottobre 2009]
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