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Morso letale

Quando si alza da terra diventa alto più di un metro e mezzo: sembra guardarti direttamente negli occhi, mentre lancia quel sibilo con la pelle del collo dilatata a mo' di cappuccio. Il resto del corpo, scuro come l'ebano, è appoggiato a terra ed è pronto a scattare. Il cobra reale è il più lungo serpente velenoso al mondo, può misurare anche 5 metri e mezzo; non ha un veleno più potente di altri rettili indiani, ma ne possiede una quantità tale da uccidere venti uomini adulti in pochi minuti. Mordere un essere umano è la sua ultima risorsa: il cobra reale non ama confrontarsi con l'uomo, però è disposto a farlo se si sente minacciato.

L'India detiene il triste primato dei decessi da morso di serpente: 50.000 morti l'anno, dicono alcune stime. I serpenti responsabili di morsi letali nel territorio indiano fanno parte del gruppo definito 'big four': il cobra indiano, o cobra dagli occhiali (Naja naja), il bungaro comune (Bungarus caeruleus), la vipera di Russell (Daboia russelii) e l'Echis carinatus, uno dei viperidi più letali al mondo.
Il cobra reale (Ophiophagus hannah), ancorché pericoloso, non rientra tra i big four solo perché si trova raramente a contatto con l'uomo: predilige habitat di foresta tropicale o di palude, dove di solito non ci sono insediamenti umani, e si nutre preferibilmente di altri serpenti. Quei terribili quattro, invece, sono più attratti dai roditori e quindi tendono a stabilirsi in prossimità delle aree rurali e vicino alle fattorie o nei villaggi e nelle baraccopoli infestate dai topi.

Se le province indiane pagano il più pesante tributo, la mortalità legata ai morsi di serpente è alta in tutta la fascia tropicale, dall'Asia all'America latina, dall'Africa all'Oceania.
La portata del problema va ben oltre la percezione comune. Le ultime stime indicano che ogni anno circa 5,5 milioni di persone vengono morse dai serpenti; più di 125.000 muoiono avvelenate e circa 400.000 rimangono affette da varie forme di disabilità permanente, collegate agli effetti del veleno.
La metà dei morsi di serpente si verifica in Asia, ma la distribuzione geografica degli infortuni all'interno del continente è poco uniforme: l'India, come si è detto, è la nazione più colpita ma la mortalità è alta anche in Myanmar, Vietnam e Sri Lanka. Invece in Thailandia le stime ufficiali parlano di appena una decina di morti l'anno.
In alcune province della Papua Nuova Guinea, il tasso di mortalità per morso di serpente è due volte superiore a quello della malaria. In Australia, che pure ospita le specie più velenose al mondo, si verificano da 1.000 a 3.000 morsi di serpente l’anno, ma la mortalità è estremamente ridotta. In Nigeria, invece, si registrano purtroppo 500 morti ogni 100.000 abitanti.

La maggior parte delle vittime è gente che lavora nei campi e spesso non può permettersi cure oppure non ha accesso alle strutture sanitarie nazionali e si rivolge piuttosto ai guaritori locali. Molti vivono in zone remote e impoverite e raramente trovano trattamenti adeguati prima che il veleno faccia effetto. Il 40% delle vittime sono bambini tra i 12 e i 14 anni.
E' quindi difficile stabilire cifre precise, soprattutto nei paesi dove non esiste un efficiente sistema di registrazione dei malati: gli scienziati che studiano la dinamica e la distribuzione degli infortuni sono convinti che il problema sia sottostimato, che le cifre reali possano essere quattro volte più alte e che l'avvelenamento da morso di serpente sia un problema trascurato: solo recentemente infatti è stato inserito dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nell'elenco delle malattie tropicali dimenticate .
Delle 3.000 specie di serpenti esistenti al mondo, solo 600 sono dotate di veleno. Oltre i big four, che tanti decessi causano in India, ma che vivono e uccidono anche in molte zone dell'Asia meridionale e del sudest asiatico, numerose altre specie di serpenti velenosi sono responsabili delle morti per avvelenamento nei paesi della fascia tropicale.

La carpet viper o vipera tappeto (Echis ocellatus) è il serpente che causa più morti tra le comunità rurali dell'Africa occidentale, soprattutto Senegal, Benin, Burkina-Faso, Camerun, Ghana e Nigeria; è un viperide di piccole dimensioni, che misura mediamente 50 cm, e si riconosce dalla fila di macchie, simili a piccoli occhi, che presenta lungo tutto il corpo.
Nell'Africa sub-sahariana il tasso di mortalità più alto si deve invece al morso della vipera soffiante o puff adder (Bitis arietans); la frequenza degli avvelenamenti mortali si spiega con l'ampia diffusione di questo serpente, che è presente praticamente in tutti gli habitat, tranne in quelli più estremi. La vipera soffiante misura in media poco più di un metro, ha un corpo tozzo e massiccio e una colorazione che varia a seconda dell'ambiente in cui vive.
Il mamba nero (Dendroaspis polylepis), pur essendo uno dei rettili più velenosi e pericolosi al mondo, attacca l'uomo raramente; tuttavia se lo fa, può mordere ripetutamente e iniettare una quantità di veleno talmente potente da uccidere un essere umano in un tempo variabile tra 15 minuti e due ore. Un morso di mamba nero inocula da 100 a 250mg di veleno, ma 10 mg sono già una dose mortale. Il mamba nero è un fascio di muscoli e nervi dal colore metallico, grigio oliva; è la pigmentazione nera dell'interno della bocca a spiegare il nome comune dato al rettile. Al contrario di molti altri serpenti velenosi, gli individui di questa specie possono raggiungere la ragguardevole lunghezza di quattro metri e possono alzare da terra anche metà del proprio corpo; una proprietà questa che, insieme alla straordinaria velocità e agilità del serpente, rende molto pericoloso un accidentale incontro con l'uomo. Il mamba nero è diffuso nelle savane dell'Africa sub-sahariana, ha un carattere spiccatamente territoriale e quindi non andrebbe mai disturbato.

In America latina si verifica un numero minore di avvelenamenti da morso di serpente rispetto all'India, al sud-est asiatico e all'Africa; ciò non toglie che le specie velenose che vivono nei territori centro e sud americani siano numerose e potenzialmente letali.
Il crotalo ferro di lancia è uno di questi. Ne esistono diverse sottospecie, tutte appartenenti al genere Bothrops, diffuse dal Messico fino alle regioni tropicali dell'Argentina, Caraibi compresi: è chiamato fer-de-lance nelle ex colonie francesi, barba amarilla nei paesi di lingua spagnola e lancehead nelle nazioni anglofone.
Alcune specie sono arboricole e si lasciano penzolare nel vuoto tenendosi aggrappati a un ramo con la coda, altre sono terricole; il suo habitat naturale è la foresta, ma il ferro di lancia si trova spesso nelle piantagioni e vicino alle abitazioni fatiscenti, dove può contare su una riserva pronta di ratti e topi. Per questo motivo viene spesso a contatto con l'uomo; se è disturbato, si difende con forza e attacca iniettando una dose di veleno ad azione emotossica assai potente. I crotali ferro di lancia sono responsabili del maggior numero di infortuni mortali tra i contadini e i lavoratori delle piantagioni di banane e di caffè dell'America latina.

Nelle isole del Pacifico ci sono diverse specie di serpenti ma quelli velenosi non sono molti; in Polinesia francese, ad esempio, i serpenti dotati di veleno sono assenti mentre alle Hawaiinon ci sono proprio serpenti. Nel Pacifico, tuttavia, così come nell'oceano Indiano, sono abbastanza comuni i serpenti marini. Pelamis platurus è il nome scientifico del serpente marino dal ventre giallo, conosciuto come Yellow-bellied sea snake: è una specie dalla abitudini pelagiche, lunga circa un metro, che non si incontra mai in prossimità della costa. Intorno ai reef vicino alla riva, ma anche nelle pozze di marea che si formano a terra, è più facile vedere il Laticauda colubrina, che si riconosce dalla brillante colorazione ad anelli. Il serpente di mare a coda larga misura poco più di un metro e ha sviluppato una singolare forma di coda simile alla testa e la muove in modo tale da disorientare i predatori, che non sanno da quale parte attaccarlo.
Entrambi i serpenti appartengono alla famiglia degli elapidi e sono parenti stretti dei cobra: possiedono un veleno neurotossico potentissimo, ma sono piuttosto restii ad usarlo con l'uomo. La metà dei casi di avvelenamento si verifica quando i serpenti marini rimangono intrappolati nelle reti e mordono i pescatori mentre issano a bordo il pescato o liberano il pesce dalle maglie.
Il continente australiano è l'unico territorio al mondo dove le specie velenose superano in numero i serpenti non velenosi. Alcune migliaia di persone vengono morse ogni anno in Australia, ma i casi mortali, secondo le stime ufficiali, sono meno di una decina. Gran parte dei morsi letali è ascrivibile al brown snake, il serpente marrone australiano (Pseudonaja textilis), considerato il secondo serpente più velenoso al mondo dopo il Taipan, anch'esso australiano.
Il basso tasso di mortalità sarebbe dovuto al fatto che molti serpenti iniettano una quantità di veleno che provoca estese tumefazioni ma non è sufficiente ad uccidere un essere umano. L'inoculazione di veleno durante un morso è un atto volontario e consapevole, che il serpente può compiere oppure no; quando si vede minacciato dall'uomo, il serpente decide spesso di non sprecare il proprio veleno con una preda che sarebbe impossibile da divorare e infligge un morso asciutto (dry bite). In altri casi modula l'emissione di veleno, iniettandone una dose molto bassa, che il più delle volte non risulta letale.

Il veleno prodotto dalle ghiandole dei serpenti è un esempio di perfetta coevoluzione preda-predatore. Alcune componenti di questa miscela letale, estremamente complessa, servono a predigerire il cibo, vista l’impossibilità di masticare e l’esigenza di dover ingoiare per intero le prede; altre, come le neurotossine, sono utili invece alla cattura e all’uccisione della preda.
Ciascun tipo di veleno ha caratteristiche diverse e diversi sono gli effetti che provoca; la gravità dell'avvelenamento dipende non soltanto dalla tossicità del veleno ma da una serie di altri fattori, tra cui la quantità inoculata, la sede del morso (i morsi al tronco e alla testa sono più seri di quelli agli arti), l'età, le condizioni di salute e la suscettibilità della vittima al veleno. Altro fattore importante è l'intervallo di tempo tra il morso e l'inizio del trattamento, nonché la qualità dello stesso.
I sieri antiofidici rappresentano la principale via terapeutica in caso di avvelenamento moderato o grave, ma vanno somministrati in un presidio sanitario. L'identificazione del serpente in causa è di grande utilità, poiché consente di scegliere un siero specifico e il trattamento più adeguato, ma non sempre è possibile. Riconoscere e distinguere una specie dall'altra è una capacità che hanno gli erpetologi e pochi altri. Tuttavia, nelle aree in cui l'avvelenamento da serpente è un problema diffuso, i locali possono spesso dare una mano nell'identificazione del rettile.
In Australia hanno sviluppato un kit diagnostico che riconosce, in base alle caratteristiche del veleno, quale dei cinque grandi gruppi di serpenti velenosi ha inflitto il morso; per questo motivo i presidi medici australiani raccomandano di non lavare la ferita, in modo che l'area possa essere tamponata per il rilevamento del veleno.
Quando si tenta di aiutare una persona che è stata morsa da un serpente bisognerebbe astenersi da rimedi quali la suzione a bocca, le incisioni e, più in generale, tutte quelle operazioni che se non fatte correttamente rischiano di aggravare il quadro clinico. La stessa legatura con lacci a monte del morso potrebbe essere efficace nel caso di veleni ad azione neurotossica, ma di nessuna utilità se il veleno ha un'azione citotossica. Resta inteso che mettersi subito in contatto con un centro antiveleni è la prima cosa da fare.
Ma prima ancora bisognerebbe fare di tutto per evitare di essere morsi. L'avvelenamento da morso di serpente è un crescente problema di salute nei paesi tropicali, che sta assumendo proporzioni sempre più ampie, tanto da preoccupare le organizzazioni sanitarie globali. Ed è un problema purtroppo legato alla povertà.
Per chi viaggia invece, il morso di un serpente velenoso è un'eventualità estremamente rara; ciò non toglie che è importante sapere se nelle zone che si vanno a visitare sono presenti serpenti velenosi, quali sono e che tipo di abitudini hanno. Adottare normali pratiche di buon senso durante un escursione, come indossare calzature chiuse e alte alla caviglia, guardare dove si mettono piedi e mani e chiudere sempre la lampo della tenda e del sacco a pelo, riduce di molto il rischio di essere morsi. I serpenti non vanno in cerca di persone da azzannare quindi la loro parte già la fanno, fuggendo ed evitando il più possibile lo scontro con l'uomo.
[Marzo 2011] Rev. 2020

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