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Dossier Tropici

Cargomania

Siete tipi da crociera, disposti a condividere con altri tremila o più passeggeri, ponti, piscine, ristoranti, SPA e tutti gli spazi e gli intrattenimenti che un ricco albergo galleggiante sa offrire? Se da un viaggio in mare vi aspettate pasti opulenti, servizi lussuosi e una schiera di camerieri e di animatori che non vi lasceranno mai da soli, allora una crociera è proprio quello che fa per voi.
Se invece non vi annoiate della vostra stessa presenza, anzi apprezzate lunghe ore di relax su una poltrona di un ponte semideserto, con la sola compagnia di un libro e di un binocolo, e con la prospettiva di poter scambiare le vostre impressioni con non più di una dozzina di altri passeggeri, allora continuate a leggere, perché prima o poi potreste decidere di fare un viaggio in cargo.

Una flotta di circa 40.000 giganti d'acciaio, che possono raggiungere i 300 metri di lunghezza, percorre ogni giorno i mari di tutto il mondo.
Il 98 percento del traffico mondiale di merci si svolge infatti via mare ed è garantito da porta-container, dai cargofrigoriferi - come le bananiere, che trasportano frutta o altre derrate alimentari deperibili- dalle navi mercantili, che caricano cereali, riso o minerali, e dai cosiddetti ro-ro (dall'inglese roll on/roll off), adibiti prevalentemente al trasporto di veicoli. Insomma i mercantili sono il cuore della globalizzazione; non nel dimensione astratta delle operazioni di borsa, ma in quella reale delle attività economiche e commerciali e degli scambi di prodotti su scala mondiale.
Rispetto al passato, la regola numero uno non è cambiata: il carico viene prima di ogni altra cosa e condiziona quindi il ritmo del viaggio e la rotta percorsa. Ma le moderne tecnologie e una sempre maggiore automatizzazione hanno reso superfluo gran parte dell'equipaggio, che un tempo era necessario a governare navi di parecchie tonnellate di stazza, e gli armatori hanno pensato di destinare le cabine inutilizzate ai passeggeri intenzionati a fare un viaggio fuori dagli schemi turistici convenzionali.

Il lungo e lento viaggio per mare, che nell'immaginario collettivo è rimasto quello degli emigranti che si pagavano il biglietto lavorando in cucina o nella sala macchine, è stato definitivamente abbandonato negli anni 60. Ma da una decina d'anni questo modo di viaggiare rinasce dalle sue stesse ceneri, anche se in una dimensione totalmente diversa. Le cabine sono spaziose, si mangia a tavola con il capitano e gli ufficiali, c'è sempre una sala biblioteca con TV e videoregistratore e non manca una piccola palestra. Alcune navi dispongono persino di una sauna e di una piscina.

La cargomania è un fenomeno che trova un numero sempre maggiore di appassionati, tanto che le agenzie specializzate nel proporre passaggi su bananiere o altri cargo si sono moltiplicate.
Un vero profilo degli amanti dei viaggi in cargo non è facile da disegnare: uomini e donne che si concedono un sabbatico, artisti e scrittori, giornalisti e studiosi, avventurieri nostalgici, coppie di pensionati o più semplicemente persone che non amano l'aereo. L'unico elemento che rende omogenee le liste passeggeri dei cargo è il desiderio di scoprire il fascino del mare, il più grande continente del globo.
Se le navi da crociera attraccano solo nelle località conosciute e modaiole, le navi mercantili raggiungono invece le destinazioni più esotiche del mondo, quelle che conosciamo solo attraverso i libri di avventura. A bordo di una nave da carico si può attraversare l'Atlantico, esplorare l'oceano Indiano o fare il giro del mondo, tutto dipende dal tempo che si ha a disposizione: la navigazione dura da un minimo di due o tre settimane, se ci si accontenta di rimanere lungo costa in un'area ristretta, a viaggi di 40-60 giorni tra due o tre continenti, fino a 80-120 giorni per una circumnavigazione completa del globo. E c'è anche chi, una volta scelto l'itinerario, decide di fare un tratto via mare, viaggiando in una direzione, e ritornare poi con un volo aereo.

La vita a bordo
Per prima cosa, sappiate che su un cargo né l'equipaggio né tanto meno gli altri passeggeri sono lì per intrattenervi o per organizzare il vostro tempo. Per quanto affollato possa essere un mercantile, difficilmente troverete a bordo più di una trentina di persone: i marinai, gli ufficiali di rotta, il capitano o gli ingegneri di sala macchine hanno il loro ben da fare e non sempre avranno tempo per voi. Lo stesso vale per gli altri passeggeri, ognuno dei quali ha la sua specifica ragione di viaggio, che il più delle volte non coincide con la vostra.
Eppure, l'esperienza umana che si vive a bordo di un cargo è unica e speciale. Un mercantile è un microcosmo dove si respira un'aria multiculturale: gli ufficiali, i marinai e gli stessi passeggeri sono di nazionalità diverse e diverse sono quindi la lingua, le abitudini e i caratteri culturali.
Il ritmo della vita a bordo è scandito dall'orario dei pasti. Ai passeggeri viene servito lo stesso menù dell'equipaggio, di solito tre o quattro portate, presentato senza tanti fronzoli ma mediamente di buona qualità; un cuoco maldestro non è ben visto a bordo, quindi è raro che il cibo sia veramente scadente. Quanto all'impronta della cucina, questa dipende in larga misura dalla nazionalità del cuoco, perciò i palati capaci di adattarsi a sapori e odori di cucine diverse sapranno apprezzare meglio le delicatezze preparate, ad esempio, da un filippino. Se poi l'equipaggio è misto, l'ora dei pasti sarà una vera e propria avventura culinaria.
Vi verrà assegnato un posto a tavola dal comandante e quasi sempre avrete di fronte o al vostro fianco un ufficiale di bordo. Ogni nave ha il suo tipo di equipaggio ma in generale sia gli ufficiali che il capitano sono self-made man, educati ma mai troppo affettati, capaci di tenere in piedi una conversazione in più lingue.
Quando il cargo naviga in pieno oceano la routine lascia più tempo all'equipaggio; è durante queste lunghe e sonnacchiose giornate che si hanno maggiori occasioni di stringere relazioni, farsi raccontare l'esperienze altrui e perché no, imparare qualcosa anche sulla navigazione.
L'arrivo e la partenza da un porto sono i momenti più delicati per il personale di bordo; per i passeggeri rappresentano invece la parte forse più emozionante del viaggio. Essere in plancia e seguire in diretta le manovre di avvicinamento e di ormeggio di questo mastodonte del mare è un'esperienza che difficilmente si dimentica.
La nave rimane attraccata in porto il tempo necessario ad effettuare le operazioni di carico e scarico delle merci, che possono durare da poche ore a qualche giorno. Nel frattempo, i passeggeri approfittano della sosta per scendere a terra, naturalmente ognuno per proprio conto: di certo non ci sono escursioni organizzate. Con il passaporto ed eventualmente uno shore pass sempre in tasca potete andare dove più vi piace.
Chiedete all'equipaggio, in molti saranno già stati in quel porto e potranno darvi perciò utili consigli, per il resto tutto dipende da voi; se lo scalo in porto dura qualche giorno potreste anche decidere di soggiornare in albergo, oppure tornare ogni sera a dormire a bordo. La regola da rispettare è una sola: rientrare sulla nave con congruo anticipo perché finite le operazioni portuali, il cargo parte, con o senza di voi.

Le rotte e le compagnie di navigazione
Meno dell'uno per cento delle navi mercantili accetta passeggeri a bordo ma le possibilità sono infinite, si può arrivare ovunque, basta non avere fretta.

La compagnia francese CMA-CGM, che opera nei mari di tutto il mondo, offre un ampio ventaglio di rotte. Ecco qualche esempio.
Quattro diverse bananiere partono ogni settimana dal porto di Le Havre, in Normandia, attraversano l'Atlantico e attraccano prima a Fort-de-France, in Martinica, e poi a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, per tornare, dopo un viaggio di 28 giorni, in Francia. Per i passeggeri vengono messe a disposizione 4 cabine doppie e 2 cabine singole; c'è anche una piccola piscina.
Si parte sempre da Le Havre, ma ci si può imbarcare anche a Rotterdam, in Olanda, o a Tilbury, in Inghilterra, per un viaggio di 48 giorni tra l'Europa e il nord del Brasile e ritorno; durante la navigazione si toccano i porti di St Martin e Port of Spain nel mar dei Caraibi, Degrad de Cannes in Guiana Francese, Belem, Fortaleza e Natal, in Brasile. Solo 6 i passeggeri che vengono ospitati a bordo.
Tante anche le rotte asiatiche servite dalla stessa compagnia. A bordo di un cargo da 100.000 tonnellate di stazza, si parte da Southampton, si attraversa il Mediterraneo, si passa il canale di Suez, si naviga in mar Rosso, e dopo aver toccato il porto di Khor Al Fakkan (Emirati Arabi) si entra in oceano Indiano. La navigazione prosegue in acque equatoriali fino a Port Kelang, in Malaysia; la nave passa poi lo stretto di Malacca e si ferma prima a Hong Kong e poi in numerosi porti cinesi (Yantian, Xiamen, Shangai e Dalian). Durata del viaggio, 37 giorni per la sola andata oppure 68 per andata e ritorno; ma ce n'è di mondo da vedere! Sette è il numero massimo di passeggeri accettati a bordo, in due cabine doppie e tre singole.

Se preferite viaggiare con una compagnia italiana, Grimaldi è l'unico armatore che può offrivi un passaggio su cargo battenti la bandiera tricolore. Potete scegliere tra un catalogo che propone diverse rotte che toccano un centinaio di porti in 40 paesi del sud e nord Europa, Medio Oriente, Africa occidentale e Sud America. Le navi della Grimaldi sono prevalentemente ro-ro, utilizzate per il trasporto di veicoli. Potete andare dal nord Europa all'Argentina o in Urugay in 4 settimane; oppure in Africa occidentale, navigando tra Senegal, Costa d'Avorio, Ghana e Nigeria per una durata di 2-3 settimane one-way, o di cinque settimane per un viaggio circolare. Ogni nave mette a disposizione diverse cabine, esterne e interne, ma sempre per un numero limitato di passeggeri.

Vi affascina il Pacifico del sud? Potreste approfittare di un passaggio a bordo del portacontainer tedesco Cap Tapaga che compie uno spettacolare viaggio circolare nei mari più belli del mondo. Ecco l'itinerario: partenza da Los Angeles, una tappa a San Francisco e poi diretti in Polinesia francese, dove si fa scalo a Papeete; da qui si prosegue per le Samoa, toccando prima il porto di Apia e poi quello di Pago Pago. Si rientra a Los Angeles dopo 30 giorni di navigazione. Il Cap Tapaga mette a disposizione dei passeggeri due spaziose e panoramiche cabine doppie. C'è anche una piccola piscina interna.

Esistono infine i cargo misti, cioè le navi adibite al trasporto di merci e di passeggeri. A differenza delle navi da carico, che per convenzione internazionale possono portare al massimo 12 passeggeri, i cargo misti sono molto utilizzati dai viaggiatori di tutto il mondo.
Il postale più conosciuto del Pacifico è senza dubbio l' Aranui, giunto ormai alla terza generazione. L'Aranui III salpa una volta al mese da Tahiti per fare rotta verso l'arcipelago delle Marchesi, ultimo assaggio della Polinesia francese più tradizionale, adottata come seconda patria da Paul Gauguin e Jacques Brel. Durante il suo giro di quindici giorni tocca prima Fakarava, nelle Tuamotu, e poi fa scalo a Ua Pou, Nuku Hiva, Hiva Oa, Fatu Hiva, Tatuata, tornando infine a Papeete non prima di aver fatto una breve sosta a Rangiroa.
Dai tempi in cui trasportava la copra tra le isole, la spettacolare rotta dell'Aranui non è cambiata e la maggior parte dei passeggeri continua ad essere gente del luogo poiché, a parte l'aereo, questa nave è l'unico mezzo di trasporto pubblico che collega le Marchesi. Tuttavia l'atmosfera che si respira a bordo dell'Aranui si avvicina di più a quella delle navi da crociera e molto meno a quella che caratterizza invece i lenti viaggi a bordo di un cargo.
La crociera sull'Aranui III è proposta da numerose agenzie, locali ed internazionali, c'è posto per duecento passeggeri e il livello di comfort offerto è medio alto, certamente non paragonabile a quello di un mercantile.

In Atlantico, invece, il cargo misto più conosciuto è il RMS St. Helena, che fa servizio tra la Gran Bretagna e Città del Capo. Il postale, uno degli ultimi rimasti, tocca i porti dei territori britannici d'oltremare più remoti e affascinanti: le isole di Tristan da Cunha, Ascensione e, naturalmente, Sant'Elena che si raggiunge solo via mare, nonostante si parli ormai da già da qualche anno della costruzione di un aeroporto.
Come per l'Aranui, il St. Helena più che un postale è un transatlantico moderno e lussuoso, che accoglie più di cento passeggeri. L'intero viaggio da Portland a Città del Capo, sola andata, dura circa un mese.

Quanto ai costi, chi pensa che i viaggi in cargo siano economici è meglio che dia subito un'occhiata alle tariffe. Pur tralasciando i cargo misti, che hanno prezzi proporzionali al livello di comfort offerto, il costo dell'imbarco deve essere rapportato ai giorni di viaggio. Insomma, se si usa una nave da carico solo come un mezzo per andare da un punto all'altro del globo è meglio prendere l'aereo, che costa la metà.
Se invece si considera che nel prezzo totale sono inclusi una cabina con servizi privati, tre pasti al giorno e l'uso delle sale ricreative diventa più accettabile pagare una cifra che si aggira tra 60 e 100 euro al giorno. Una spesa, a conti fatti, paragonabile a quella di un hotel tre stelle e che invece, consente di vivere un'esperienza di viaggio unica e originale.
E che permette di scoprire, oltre agli immensi spazi del mare, due dimensioni ormai dimenticate: la distanza e il tempo. Fortemente sconsigliato alle persone che non sanno più sognare.
Per altre informazioni: Mer et Voyages
[Maggio 2010]

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