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Storie dai Tropici

Assassinati in Amazzonia, rivendicavano diritto alla terra

(Brasilia, Brasile - 31/5/2011)

Tre attivisti ambientali uccisi nel giro di una settimana in Brasile. Personaggi scomodi, che da tempo denunciavano gli abusi compiuti in Amazzonia: il taglio di frodo di legni preziosi, l'appropriazione illegale di terre pubbliche da parte dei latifondisti, la distruzione indiscriminata delle foreste per fare spazio ai grandi allevamenti, la violenza perpetrata ai danni delle comunità indigene.

Adelino "Dinho" Ramos è stato assassinato davanti alla sua famiglia venerdì mattina a Porto Velho, nello stato di Rondônia. Era presidente della Associação dos Camponeses do Amazonas, una piccola associazione di agricoltori che chiedeva, tra l'altro, l'istituzione di una riserva destinata agli indigeni costretti ad abbandonare la loro terra.
Tre giorni prima era toccato a Joao Claudio Ribeiro da Silva e a sua moglie, Maria do Espirito Santo, assassinati mentre stavano rientrando a casa; la coppia viveva da 24 anni nella riserva naturale di Praialta-Piranheira, nello stato nord occidentale del Parà. Anche in questo caso si è trattato di un agguato. Conosciuto in tutto il Sudamerica per il suo impegno, Joao Claudio Ribeiro da Silva era un ambientalista di primo piano, che portava avanti la battaglia contro le illegalità in Amazzonia, nonostante le numerose minacce di morte. Pochi giorni dopo è stato assassinato anche Eremilton Pereira dos Santos, un campesino che avrebbe assistito all'uccisione dell'attivista e di sua moglie.

Il presidente brasiliano Dilma Rousseff ha ordinato un'inchiesta federale sugli omicidi ma le speranze che i colpevoli siano assicurati alla giustizia sono poche; raramente vengono raccolte prove contro i responsabili di questi agguati, che quindi rimangono regolarmente impuniti.
Secondo la Commissione Pastorale della Terra, l'organismo della Conferenza episcopale brasiliana che appoggia le rivendicazioni dei contadini, circa 400 persone coinvolte nella lotta per un modello alternativo di utilizzo della terra sono state brutalmente assassinati tra il 2000 e il 2010. L'unico caso che portò ad una condanna fu quello di Chico Mendes, ucciso in un agguato nel 1988.

Le tensioni nell'Amazzonia brasiliana si sono ulteriormente acuite, a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime, che fa lievitare il valore del territorio e aggrava i conflitti. Le lobby agricole spingono per alleggerire i vincoli del Codice forestale che, seppure largamente ignorato, obbliga i proprietari terrieri a preservare la metà della copertura forestale.
La nuova nuova legge sulla deforestazione, già approvata in parlamento e in attesa di passare il vaglio del Senato, consentirebbe ai latifondisti di sfruttare la proprietà per l'80 percento, riducendo sensibilmente il vincolo di inviolabilità delle terre amazzoniche.

Nel nuovo Codice Forestale si parla anche di amnistia per coloro che si sono macchiati in passato di abusi ambientali, ulteriore inaccettabile mossa che stende un velo sul saccheggio delle risorse naturali in Amazzonia. E la notizia dell'omicidio di Ribeiro da Silva, giunta poco prima della votazione alla Camera sulla riforma del Codice Forestale, non ha impedito che una larghissima maggioranza votasse a favore del nuovo testo.


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