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Storie dai Tropici

Cuba al bivio

(L'Avana, Cuba - 7/1/2011)

Ogni inverno decine di migliaia di turisti vanno in crociera ai Caraibi, visitano diverse isole ma non Cuba.
L'embargo commerciale imposto dagli Stati Uniti impedisce alle navi americane di attraccare nell'isola comunista e scoraggia le società crocieristiche internazionali: qualsiasi nave che fa scalo a Cuba non potrà per sei mesi attraccare in un porto statunitense. A frenare questo genere di turismo ci pensò anche Fidel Castro, quando nel 2006 si lamentò che i lussuosi hotel galleggianti intasavano i porti e producevano rifiuti, senza generare un reale reddito per l'isola.

Ma ora le cose stanno cambiando. E' attraccata in questi giorni all'Avana la britannica Thomson Dream, che con circa 1.500 passeggeri a bordo, è una delle più grandi navi da crociera arrivata a Cuba negli ultimi cinque anni.
Il rilancio del turismo crocieristico è ormai avviato: nel mese di novembre ha iniziato ad operare regolarmente la società spagnola Happy Cruises, che effettua un itinerario settimanale nei Caraibi con partenza proprio da L'Avana. Nel 2011 sono previsti ulteriori arrivi di navi da crociera britanniche, canadesi e russe.

Negli ultimi mesi il governo cubano, guidato da Raul Castro, ha deciso di far risorgere il canale crocieristico e ha stabilito accordi con diverse aziende internazionali, nella speranza di poter contare su un maggiore afflusso di valuta straniera, di cui l'isola ha disperato bisogno.
I passeggeri sbarcano a Cuba entusiasti: qualcuno è attratto dalle bellezze architettoniche dell'Avana, altri dal colore cubano che si esprime in mille modi, alcuni dicono di voler vedere Cuba prima che muoia Fidel e che cambi tutto.

Lo scorso anno i passeggeri sbarcati dalle navi da crociera sono stati 10.000, ha dichiarato Jose Manuel Bisbe, funzionario del ministero del turismo cubano, ma il numero dei crocieristi europei dovrebbe salire considerevolmente nel 2011. Il turismo è la seconda voce del Pil cubano e l'isola ha intenzione di espandere la sua capacità ricettiva alberghiera e di attrarre capitali, offrendo maggiori garanzie agli investitori esteri che intendono costruire nuovi resort a Cuba.

Il 2011 sarà un anno decisivo per Cuba, molte cose cambieranno e non soltanto in ambito turistico. E' ormai in atto un'autentica rivoluzione nel modello di lavoro cubano, dettata dalla necessità di uscire da una crisi economica, che attanaglia la Isla Grande da sempre, ma che si è ulteriormente aggravata a seguito della recessione mondiale.

La notizia che ha fatto più scalpore nei mesi scorsi è stata l'annuncio del taglio dei posti di lavoro nel settore statale: un milione di licenziamenti, la metà dei quali entro marzo 2011.
I lavoratori dovranno trovare impiego nel settore privato, su cui è stata allentata la morsa delle restrizioni all'impresa: grazie alla concessione di nuove licenze, cresceranno i lavoratori in proprio, i cuenta propistas, che potranno tornare a gestire tante piccole attività, a suo tempo nazionalizzate dalla rivoluzione.
Le imprese possono assumere personale, prendere in prestito denaro e vendere servizi ai dipartimenti governativi, pagando le tasse allo stato.

In questa prima fase, circa 150.000 cubani stanno per trasformarsi da dipendenti a lavoratori autonomi; per poco più di 50.000 c'è un piano di pensionamento ma si calcola che saranno più di 100.000 quelli che resteranno senza lavoro nei prossimi mesi.
Da quando sono entrate in vigore le riforme, riferisce l'organo di stampa governativo Granma, sono state concesse più di 75.000 nuove licenze; due terzi dei richiedenti non aveva alcun rapporto di lavoro. Ma spesso non è altro che la legalizzazione delle attività in nero, che di fatto i cubani svolgono da anni per sbarcare il lunario.

L'obiettivo dichiarato è quello di adeguare il modello economico e renderlo sostenibile ed efficiente, senza tuttavia sacrificare le conquiste sociali della rivoluzione. Ma la riduzione della spesa pubblica prevede che debbano essere ridotti anche i sussidi e molti dei servizi gratuiti, di cui tutti i cubani hanno finora usufruito.
Sono perciò in molti a temere che una tale mastodontica riorganizzazione non potrà che avere alti costi sociali.

Schede PaesiTropicali.com: Cuba

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