
Storie dai Tropici
Madagascar: pescatori senza pesce
(Antananarivo, Madagascar - 19/6/2011)
Ottantamila tonnellate di pesce ogni anno, il doppio di quanto pubblicato nelle statistiche ufficiali: queste le cifre di un recente rapporto che mette in evidenza il saccheggio indiscriminato delle acque del Madagascar. La maggior parte del pesce catturato è destinato all'esportazione e finisce sulle tavole europee e asiatiche; di conseguenza, diverse specie chiave per il consumo locale sono in declino e le comunità di pescatori malgasci devono spingersi sempre più lontano dalla costa, fin nelle isole disabitate nel Canale del Mozambico.
La pesca industriale praticata dalle flotte di pescherecci stranieri procede a ritmi ormai insostenibili mettendo a rischio la sicurezza alimentare di uno dei paesi più affamati del mondo: in Madagascar circa due terzi della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Tra il 1950 e il 2008 è stata pescata una quantità di pesce pari a 4,2 milioni di tonnellate; un dato allarmante, che dovrebbe essere considerato prima di consentire ai pescherecci stranieri ulteriore accesso a basso costo alle acque del Madagascar. Il paese, da decenni afflitto da una grave crisi politica, non è tuttora in grado di esercitare un efficace controllo sulle attività di pesca e sullo sfruttamento illegale delle sue risorse naturali.
"La regolamentazione della pesca industriale è di fondamentale importanza per lo sviluppo economico sostenibile del Madagascar", spiega Alasdair Harris, uno degli scienziati marini autori dello studio, realizzato dall'organizzazione Blue Ventures in collaborazione con l'University of British Columbia.
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