Milioni di litri di petrolio sversati nelle acque al largo dell’Australia
(Kimberly, Australia – 24/10/2009)
Quando la chiazza di petrolio si avvicinerà alle spiagge la gente comincerà ad indignarsi. Intanto, nel tratto di mare tra l’Indonesia e l’Australia orientale, gli uccelli marini stanno morendo e migliaia di altre creature sono a rischio.
La fuoriuscita di petrolio e di altre sostanze chimiche tossiche da una piattaforma di trivellazione collocata nel mare di Timor, 150 miglia al largo dell’incantevole regione del Kimberley australiano, continua ormai da nove settimane. Ma fino a ieri nessuno conosceva l’entità del danno. Finalmente, un team del WWF si è spinto in mare aperto e ha diffuso la notizia.
Quanto riportato dagli scienziati ha tutta l’aria di essere una catastrofe ambientale: un mare coperto di olio, una chiazza misurata da immagini satellitari che ha raggiunto dimensioni gigantesche, oltre 15.000 chilometri quadrati. Come descrivere il danno ambientale che 2.000 barili di petrolio sversati ogni giorno possono causare sulla popolazione di delfini, tartarughe, serpenti di mare, uccelli migratori che vive in questo tratto di mare? L’alterazione di un ecosistema tropicale così delicato come quello del reef corallino è incalcolabile e quest’evento è il peggiore negli ultimi quaranta anni, secondo il governo australiano.
Il petrolio fuoriesce a due chilometri di profondità dall’impianto di trivellazione della PTTEP, una compagnia petrolifera thailandese; la società ha già fatto numerosi tentativi per correre ai ripari, impiegando sul campo tutto il personale disponibile. Ma, a quanto pare, senza ottenere risultati.
Il costo delle operazioni, 5 milioni di dollari, sarà sostenuto dalla compagni petrolifera. Magra consolazione, gli effetti dell’impatto ambientale causato dal disastro della Exxon Valdez si vedono ancora, nonostante siano passati ormai vent’anni.
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