Dear me, it is beautiful, diceva entusiasta Mark Twain parlando di Ceylon nel suo diario di viaggio intorno al mondo, la più sontuosamente tropicale, per carattere e rigogliosità della vegetazione.
Del resto come si fa a non apprezzare il trionfo della natura, le spiagge incantevoli, i templi e gli antichi monumenti religiosi e tutta quell'umanità laboriosa e gentile che popola lo Sri Lanka?
Lo Sri Lanka è un'isola dalle molte sfaccettature: piccola quanto l'Irlanda ma grande abbastanza da racchiudere un'ampia collezione di ambienti naturali e aspetti culturali diversi. Un paese d'intensa bellezza ma dalla storia tormentata.
Situata a sud dell'India, nel mezzo dell'oceano Indiano, ebbe la fortuna di trovarsi inserita nelle rotte dei traffici marittimi, fin dal primo millennio. I porti dello Sri Lanka furono luoghi d'incontro di buddisti e induisti provenienti dall'India, di musulmani giunti dal Medio Oriente e, più tardi, di cristiani europei che viaggiavano sulle rotte commerciali verso est.
Le onde migratorie che si sono succedute si riflettono in una società multietnica e multiculturale, imbevuta dei principi delle più grandi religioni.
Sulla cima dell'Adam's Peak, a più di 2000 metri di quota, c'è l'impronta di un piede impressa nella roccia: per i buddisti è quella di Sakyamuni, gli indù sostengono che appartenga a Shiva, per i cristiani è di San Tommaso, mentre i musulmani credono l'abbia lasciata Adamo, dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre.
Per secoli questa terra prospera e benedetta dagli dei e dalla natura è vissuta in pace, nella tolleranza e nel rispetto reciproco del credo altrui. Poi, l'equilibrio si è rotto.
Alla fine del periodo coloniale, dominato da una lunga presenza britannica, Ceylon viene proclamata indipendente ma, come è accaduto in altri paesi del terzo mondo, le ingiustizie patite in passato risvegliano odio e rivalità. I singalesi buddisti, pur formando la maggioranza dell'isola, si sentivano discriminati rispetto agli hindu tamil, importati nell'isola dai colonizzatori britannici per coltivare il tè e le piante della gomma.
Quando gli inglesi lasciarono l'isola i vari governi di Colombo, tutti a maggioranza singalese, privarono i tamil del diritto di voto e imposero una politica nazionalista che portò, tra l'altro, a proclamare lingua nazionale il singalese al posto dell'inglese, che per secoli aveva accomunato le due etnie.
Il risultato fu esplosivo: nelle province a maggioranza tamil nacque un movimento di ribelli, le Tigri Tamil, spietato almeno quanto i governi che lo hanno combattuto. La guerra civile, spesso dimenticata dai media occidentale, ha insanguinato il paese per quasi trent'anni, riducendo allo stremo la popolazione civile. Nel maggio del 2009 la definitiva disfatta delle Tigri Tamil pone la parola fine al conflitto e oggi la gente cerca di dimenticare in fretta le ferite della guerra e gli orrori compiuti.
Il paese ha riaperto le porte al turismo anche nelle zone del nord est, un tempo off-limits perché roccaforti delle Tigri.
Pur tuttavia, sono pochi i turisti che frequentano le coste attorno a Passikudah, Kalkudah, Pigeon Island e ancor meno quelli che si spingono a nord di Trincomalee. In quelle regioni, il litorale è magnifico: incorniciate da fruscianti palme da cocco, spuntano lunghe spiagge bianche, bagnate da un mare cristallino e protette dalla barriera corallina.
Sugli edifici sono ancora visibili i segni lasciati dai fori dei proiettili, ma la regione è tutt'altro che solitaria. Comitive di singalesi vengono qua a passare il fine settimana e le poche strutture turistiche, ricostruite dopo lo tsunami, che nel 2004 si è abbattuto sull'isola portandosi via migliaia di vite umane, riprendono le attività. Anche il corallo comincia a recuperare.
Sulle colline dell'entroterra il paesaggio è modellato dalle piantagioni di tè e la vita è regolata dai ritmi lenti del lavoro agricolo. Sono soprattutto le donne tamil che pattugliano per ore gli arbusti, raccogliendo i germogli più teneri, che poi trasportano nei cesti legati alla testa; quelle foglioline diventeranno, una volta seccate, l'infuso dorato che ha reso famosa Ceylon in tutto il mondo. La regione ha un che di nostalgicamente coloniale, con i vecchi manieri circondati da giardini fioriti.
Un'infinita varietà di templi, moschee, sculture, siti archeologici e parchi naturali completa l'offerta turistica di quest'isola, che i commercianti arabi chiamavano Serendib, termine passato poi alla lingua inglese in serendipity: piacevole e inaspettata sorpresa. Dopo migliaia di anni, è ancora la stessa sensazione che coglie molti visitatori che arrivano in Sri Lanka.