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Storie dai Tropici

Un algoritmo per prevedere l'attacco dello squalo

(Saint Denis, Réunion - 7/8/2012)

L'applicazione si chiama “Ridurre il rischio squali 2.0” e permette di valutare il rischio di trovarsi faccia a faccia con uno squalo potenzialmente pericoloso. Il sistema si basa su un algoritmo che incrocia tutte le variabili più critiche e rilevanti: la torbidità dell'acqua, l'ora (alba e tramonto i momenti peggiori), un fondale che scende a strapiombo. Ma non solo.

Concorrono in larga misura ad aumentare la possibilità di un attacco squalo anche altri fattori, come la presenza di scarichi di acque reflue o di impianti di depurazione non filtranti, oppure un allevamento ittico nelle vicinanze. Analizzando questi ed altri parametri e scambiando informazioni in tempo reale tra gli utenti, il software è in grado di dare “consigli”: luce verde il pericolo è contenuto, rosso rischio squali elevato.

L'innovativo sistema è stato creato da Christophe Mattei, ricercatore dilettante trasferitosi nel 1969 alla Réunion, dipartimento francese d'oltremare in oceano Indiano. L'app è dedicata ai surfer ed è completamente gratuita; non a caso l'inventore stesso è membro di un gruppo di surfer.
Naturalmente il rischio zero non esiste, sottolinea saggiamente Christophe. Ma disporre di uno strumento per vagliare il pericolo prima di entrare in acqua è cosa già di per sé educativa. E soprattutto responsabilizza.

Non tutti i surfisti della Réunion sono d'accordo con questo approccio Domenica scorsa l'ultimo di una lunga serie di incidenti ha fatto traboccare il vaso già colmo: uno squalo ha mozzato una mano e un piede ad un uomo che surfava davanti a Saint-Leu, uno spot finora considerato sicuro sulla costa occidentale dell'isola. Nemmeno due settimane prima un ragazzo di 21 anni era rimasto vittima di un attacco mortale.

Secondo le statistiche alla Réunion si dovrebbe verificare un solo attacco l'anno. Ma nel 2011 ce ne sono stati quattro. E quelli delle ultime settimane hanno scatenato la caccia al killer. La comunità dei surfisti chiede soluzioni radicali: “Quando un cane attacca qualcuno per strada non ci si pone la questione, lo si cattura e basta”.

Sotto la spinta di molti residenti e di chi teme per la stagione turistica, la prefettura isolana ha dato il via alla caccia di una ventina di esemplari: la scusa è quella di analizzare gli animali per la ciguatera, una tossina pericolosa per l'uomo la cui potenziale presenza nelle carni di squalo leuca ha fatto imporre il divieto di pesca e di commercializzazione di questi animali. Se le analisi fossero negative, e con ogni probabilità lo saranno visto che la ciguatera è sporadica, il divieto di pesca allo squalo sarà revocato.

Intanto il comune di Saint-Leu, dove ha avuto luogo l'ultimo attacco, ha già lanciato la sua offensiva: prezzo base 2 euro al chilo per gli esemplari di squalo leuca e squalo tigre lunghi più di un metro e mezzo. Più radicale di così!
A noi però piace di più il software di Christophe o qualsiasi altro sistema che spinga a prendere precauzioni e ad accettare finalmente il concetto che il mare si deve condividere con gli squali e con gli altri suoi abitanti.

Altri dettagli: Reduire le Risque Requin Réunion 2.0
Leggi anche: Squali: predatori o prede?

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