Sei in: Storie dai Tropici --> Caccia aperta sul reef di Komodo
line

Storie dai Tropici

Caccia aperta sul reef di Komodo

(Komodo, Indonesia - 29/4/2012)

I pescatori di frodo hanno nuovamente fatto piazza pulita e un altro ampio tratto di barriera corallina è andato via per sempre. Tra i luminosi giardini di corallo di Tatawa Besar, al largo delle isole di Komodo, nuotavano nuvole di pesci, polpi dai colori fosforescenti, tartarughe embricate e serpenti di mare a strisce nere e blu. Oggi c'è solo un cumulo di detriti grigi.

Questa zona, molto popolare per il diving, è tra le più colpite all'interno del Parco nazionale di Komodo, una riserva dichiarata patrimonio mondiale dall'UNESCO nonché ultima casa rimasta del grande drago di Komodo, il Varanus komodoensis.
Il mare qui è un'oasi di vita. Ci vengono i turisti per le immersioni al technicolor, dopo la visita all'isola delle lucertole giganti, e ci vengono i reef bombers, sicuri di trovare pesce a volontà. Oltre alle reti e agli strumenti per la pesca, portano bombe artigianali, realizzate mischiando fertilizzanti e cherosene dentro una bottiglia di birra.
I bombaroli del mare pattugliano le acque trasparenti del parco a bordo di piccole imbarcazioni di legno; appena scorgono un bel branco, lanciano la bomba e bum, dal mare si solleva un gran pinnacolo. Poi il più giovane si tuffa e raccoglie il pesce; quando la barca si allontana un pezzo di mondo marino è andato irrimediabilmente distrutto.

In Indonesia la pesca con gli esplosivi è punita severamente dalla legge. E nella riserva di Komodo è proibita qualsiasi attività di pesca. Tuttavia i guardaparco, cui spetterebbe il compito di far rispettare le regole, non ce la fanno da soli ad impedire questo scempio. Ogni tanto arrestano qualcuno ma capita pure che rimangano coinvolti in scontri a fuoco.
Prima c'era The Nature Conservancy a dare una mano; le squadre della ONG statunitense vigilavano sul reef a bordo di veloci imbarcazioni dotate di attrezzature sofisticate, che confrontate con quelle dei guardaparco, vecchie e crivellate dai proiettili, apparivano quasi fuori posto agli occhi dei locali. E di quelle piccole comunità che il giro d'affari del parco nemmeno li sfiora da lontano.

Poi, a causa di una disputa con il governo indonesiano su come dovessero essere impiegati gli introiti di Komodo, l'ONG ha abbandonato il campo: secondo Nature Conservancy le tasse d'ingresso pagate da turisti e divers avrebbero dovuto essere reinvestite nel parco e non finire nel gran calderone del budget statale.
Gli ambientalisti hanno più volte denunciato che da quando l'ONG se ne è andata la situazione nel parco di Komodo è andata via via peggiorando. Gli operatori subacquei e le agenzie turistiche chiedono a The Nature Conservancy e ad organizzazioni simili, come il WWF Indonesia, di tornare a vigilare su Komodo; ma l'ONG ha già dichiarato di essere disponibile solo dietro esplicito invito del governo.

In attesa che si mettano d'accordo, la pesca distruttiva minaccia il reef e mette a rischio il futuro della popolazione locale, quella che a pesca ci va non con le bombe o col cianuro, ma su scala ridotta, usando i metodi di sempre. Le comunità che vivono ai confini di Komodo e che praticano la pesca per sopravvivere rischiano di non poter più mantenere le proprie famiglie. Le barriere coralline in buona salute possono fornire pesce, ma sui campi di pietrisco non più cresce niente. Tuttavia nessuno cerca di coinvolgere le comunità locali, che potrebbero dare un valido supporto alla gestione del parco, ricavandone i giusti benefici.

Altri dettagli su: Mongabay.com

Schede PaesiTropicali.com: Indonesia


line

     
     
     


Hai un sito o un blog? PaesiTropicali.com ti è piaciuto? allora regalaci un Link
Con il tuo aiuto il nostro portale diventerà sempre più utile e interessante. Grazie.


line line