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Storie dai Tropici

Cuba, la fatica di parlare del colera

(L'Avana, Cuba - 27/11/2012)

Ci risiamo. Da settimane circolano notizie su un'epidemia di colera scoppiata nelle province orientali di Cuba. Se la fonte è Radio Martí da Miami o altro organo di stampa “dissidente” la situazione è tragica, prossima al collasso. Se invece si legge la stampa governativa tutto va bene madama la marchesa.

Cerchiamo di fare la tara. Dopo cinquant'anni di assenza quest'estate il colera è riemerso a Cuba; è probabile che il vibrione sia stato importato da Haiti, dove squadre di volontari cubani svolgono da anni servizi di assistenza sociosanitaria.
Il focolaio di colera scoppia nella provincia sudorientale di Granma tra giugno e luglio ma non si diffonde nel resto della popolazione cubana e dopo qualche settimana viene considerato esaurito. Almeno questo è quanto credono gli operatori sanitari, che dicono di aver individuato il serbatoio dell'infezione in alcuni pozzi d'acqua attorno a Manzanillo.
Il bilancio è di tre morti, già sofferenti di malattie croniche, oltre a un numero imprecisato di persone infette, trattate in ospedale e in seguito dimesse.

Poi arriva Sandy. Le province orientali di Santiago, Holguin e Guantanamo sono in ginocchio. L'uragano ha provocato gravissimi danni alle abitazioni ma anche alle infrastrutture già di per sé decrepite. Le inondazioni si sa facilitano il diffondersi di malattie, e specialmente di quelle malattie il cui veicolo di trasmissione è proprio l'acqua. Ed ecco riaffacciarsi il colera.
E' successo anche ad Haiti, e lì già si parla di una cinquantina di morti solo nelle ultime settimane. Solo che a Cuba le condizioni igieniche non sono da terzo mondo perciò il colera fa paura ma non uccide.

Quanto al numero di casi infetti è una lotteria. Fonti che si dichiarano indipendenti parlano di una possibile quarantena per la città di Guantanamo. A Santiago ci sarebbero una cinquantina di pazienti ospedalizzati presso il policlinico cittadino Ambrosio Grillo, tra questi anche alcuni detenuti del vicino carcere di Boniato. Altri casi sarebbero stati registrati nelle province di Las Tunas, Granma e Holguín.
Finora si tratta di notizie non confermate dalle autorità sanitarie dell'isola.

Povera Cuba, che fa ancora fatica a parlare di malattie. Ma accusarla di tener nascosti chissà quanti morti forse è troppo.
Qui le speculazioni hanno vita facile e quale peggior incubo di un'epidemia proprio sotto Natale, quando migliaia di turisti sta cercando un posto al sole per passare le vacanze? Ma è proprio per questo che ci sarebbe bisogno di maggiore chiarezza.

Intanto all'entrata di molte scuole, dei negozi e degli uffici o davanti ai terminal degli autobus la gente si lava le mani e poi si disinfetta con acqua e candeggina e si pulisce le scarpe su uno zerbino, sanitizzato pure quello con ipoclorito di sodio.
I detrattori lo chiamano, non senza sarcasmo, rituale obbligatorio del lavaggio completo. Forse sarebbe meglio dire che l'isola sta rispondendo al colera nell'unico modo possibile, con la prevenzione.


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