
Storie dai Tropici
No al libero espatrio ma a Cuba avanzano le riforme
(L'Avana, Cuba - 27/12/2011)
L'ideologia della rivoluzione lascia spazio al pragmatismo di mercato, ma per il diritto di espatrio la macchina governativa cubana non è ancora pronta. Deluse quindi le speranze di chi qualche giorno fa aveva creduto nelle voci, sempre più insistenti, che davano per scontato l'annuncio della riforma migratoria dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di venerdì scorso.
Se nulla ancora si muove sul fronte delle rigide norme imposte ai cubani per uscire e rientrare liberamente nel paese, molte altre regole stanno invece cambiando.
Sul Granma di ieri si legge che, a partire dal 1° gennaio, anche i lavoratori delle imprese di servizi statali potranno gradualmente diventare lavoratori autonomi. Si allarga quindi il piccolo esercito di 360.000 trabajadores por cuenta propia che vede già diverse categorie di lavoratori autonomi tra le proprie fila.
La riforma prevede che, com'era stato per i barbieri e parrucchieri, anche falegnami, tappezzieri, fabbri, orologiai, elettricisti e calzolai ed altri, potranno prendere in affitto dallo Stato i locali e le strutture presso le quali hanno finora lavorato e mettersi in proprio, fissando essi stessi orari di lavoro e prezzi per i servizi offerti. Naturalmente, pagheranno poi le tasse dovute allo Stato, che comunque conserva la proprietà degli immobili.
Saranno interessati per il momento i lavoratori di 15 province cubane, tra cui L'Avana, Matanzas, Pinar del Rio, Villa Clara, Ciego de Avila e Las Tunas; nei successivi mesi dell'anno la riforma sarà estesa al resto dell'isola. Questo allo scopo di consentire un passaggio graduale ma costante ad un'economia di mercato e, contemporaneamente, un alleggerimento delle spese statali.
E' sempre di questi giorni la notizia di un'amnistia per 2.900 detenuti; il provvedimento riguarda anche coloro che erano stati condannati per reati contro la sicurezza nazionale e che avevano scontato più di metà della pena. Nessuna clemenza concessa invece a chi è in carcere per omicidio, spaccio di droga e spionaggio.
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