
Storie dai Tropici
Santo Domingo al voto
(Santo Domingo, Repubblica Dominicana - 21/5/2012)
Si è votato ieri nella Repubblica Dominicana per scegliere la massima carica dello Stato, che dovrà succedere al presidente Leonel Fernández Reyna, obbligato dalla Costituzione a lasciare il campo dopo aver già esercitato per due mandati. Nessun incidente, malgrado gli episodi di violenza che avevano segnato la campagna elettorale; anzi, un'alta affluenza ha caratterizzato la chiamata alle urne per circa 6,5 milioni di dominicani.
A scrutinio non ancora terminato, Danilo Medina si appresta a festeggiare la vittoria. Il candidato del partito governativo (Partido de la Liberación dominicana, Pdl) è davanti con il 51,4 % delle preferenze; Hipolito Mejia, ex presidente e leader del partito all'opposizione (Partido Revolucionario dominicano, Prd), ha raccolto invece un più modesto 45,8%.
Se alla fine del conteggio nessun candidato dovesse superare il 50% delle preferenze si andrà al ballottaggio.
Tutto sembra essersi svolto con regolarità, ma a sentire le voci circolanti ormai da settimane non sarebbero mancati i brogli.
Pare infatti che i sostenitori di Medina andassero in giro per il paese offrendo 15$ in cambio del voto; altre testimonianze parlano invece di compravendita di schede da ambo le parti. Insomma una pratica diffusa ma non così tanto da invalidare il voto, secondo gli osservatori internazionali.
Danilo Medina, che si è presentato agli elettori con un programma improntato alla crescita economica, rappresenta una scelta di continuità; si andrebbe avanti sulla via di modernizzazione del paese, già intrapresa dal presidente Leonel Fernandez, che ha investito miliardi dollari in progetti infrastrutturali, nuove strade, nuovi ospedali e addirittura una rete di trasporto metropolitano a Santo Domingo.
Progetti fin troppo grandiosi e di cui, almeno in parte, non si sentiva forse l'imminente bisogno, considerando che su dieci milioni di dominicani quattro vivono sotto la soglia di povertà.
Hipolito Mejia, con il suo slogan populista “Llego Papa" (E' arrivato papà!) ha promesso di combattere la corruzione e creare nuovi posti di lavoro. Promesse alle quali gli elettori non sembrano aver creduto troppo. Mejia era già stato presidente della Repubblica Dominicana dal 2000 al 2004, un periodo segnato da numerosi scandali e dall'inasprirsi di una crisi finanziaria che portò alla svalutazione del peso.
Tra le sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare, il difficile rapporto con il suo fragile vicino, Haiti, il pesante divario sociale, il traffico di droga e la criminalità.
In una lettera aperta, Amnesty International ha chiesto ad entrambi i candidati di mettere in atto azioni efficaci per ridurre la criminalità. Ma soprattutto di prendere immediate misure contro i metodi violenti ed illegali applicati dalla polizia dominicana, che troppo spesso comportano gravi violazione dei diritti umani, compresi sparizioni forzate, uccisioni illegali, torture ed altri maltrattamenti.
Si stima che il 10% circa degli omicidi nella Repubblica Dominicana siano commessi dalla polizia di stato.
Altri dettagli:
Dominican Today
Schede PaesiTropicali.com:
Repubblica Dominicana
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