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Storie dai Tropici

Il Madagascar come Haiti?

(Marojejy National Park, Madagascar - 29/4/2010)

Il saccheggio delle foreste pluviali del Madagascar continua a minacciare le aree protette del paese. "La situazione è fuori controllo, se la distruzione ecologica del Madagascar continua, l'isola potrebbe fare la fine di Haiti e diventare presto una terra desolata, devastata dalla deforestazione" denuncia Niall O'Connor, rappresentante regionale del WWF in Madagascar.

Il Madagascar è la quarta isola più grande del mondo e il 70% circa delle specie che vivono in questo paese non si trova in alcun altro luogo del globo. Ma gran parte della ricchissima vita animale e vegetale, risultato di decine di milioni di anni d'isolamento dal continente africano, è andata ormai persa.

Ma dopo il colpo di stato nel marzo 2009 il traffico illegale di legni pregiati, come il palissandro e l'ebano, è più che raddoppiato. 20.000 ettari di foresta primaria sono stati abbattuti entro i confini delle aree protette del Masoala e del Marojejy National Park, sito patrimonio dell'umanità, così come nella Mananara Biosphere Reserve.

Il lemure Sifaka è una delle molte specie che si sono evolute in Madagascar, da quando l'isola si staccò dal continente africano 165 milioni di anni fa. Oggi ne rimangono non più di 1000 esemplari, la maggior parte dei quali si trova proprio all'interno del Marojejy National Park, dove il disboscamento illegale procede a pieno ritmo.

Il palissandro è un legno molto pesante e ogni volta che uno solo di questi alberi viene abbattuto, si tagliano almeno cinque altri alberi più leggeri, che devono essere legati insieme per far galleggiare sui fiumi un tronco di palissandro e trasportarlo a valle. L'impatto di questa distruzione sulla biodiversità è incalcolabile.

Da un anno a questa parte la piccola città portuale di Vohemar è diventato un vero e proprio hub per l'esportazione di palissandro. Il legname è molto ricercato, tanto in Asia quanto nei paesi occidentali; molti container raggiungono la Cina, dove con il palissandro si realizzano mobili, strumenti e altri prodotti venduti in tutto il mondo.

Secondo gli operatori, il legname si vende a 4.000-5.000 dollari per tonnellata. Ma i tagliatori locali e i contadini malgasci, che cercano di sopravvivere in periodi di congiuntura difficile, e vengono perciò facilmente reclutati per il taglio e il trasporto dei tronchi alle città portuali costiere, guadagnano appena 5.000 Ariary al giorno (circa USD 2,50).

Sottoposto a pressioni internazionali il governo di transizione del Madagascar ha recentemente firmato un decreto che vieta per i prossimi due anni le esportazioni di palissandro e di legnami preziosi. Ma il traffico illegale continua indisturbato.

Fino a quando non vi sarà stabilità politica in Madagascar sarà difficile fermare il mercato che lucra sulla precaria situazione del paese, né si riuscirà a far valere i diritti della comunità malgascia. E creature uniche, come il lemure sifaka, potranno essere visti solo sui libri di storia.

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