
Storie dai Tropici
La prossima guerra dell'acqua si gioca sul Nilo
(Entebbe, Uganda - 14/5/2010)
La gestione delle acque del Nilo è una delle questioni più spinose del continente africano: il disaccordo tra i paesi del bacino del fiume più lungo del mondo rischia di trasformarsi nella peggiore "guerra dell'acqua" dei prossimi anni.
Il Nilo attraversa dieci paesi africani: Etiopia, Sudan, Egitto, Uganda, Kenya, Tanzania, Burundi, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo ed Eritrea. Le sue acque sono una risorsa vitale per una popolazione in continua crescita demografica che, secondo alcune stime, potrebbe arrivare a 860 milioni di anime entro il 2025.
Dopo anni di negoziati infruttuosi, i sette paesi alle sorgenti del Nilo (Etiopia, Tanzania, Uganda, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Burundi) s'incontrano oggi a Entebbe, in Uganda, per firmare un nuovo accordo sulla ripartizione delle acque del Nilo.
Sull'altra linea del fronte, sono schierati Egitto e Sudan, forti dei loro "diritti storici" sul fiume: nel 1929, i colonizzatori britannici in Egitto avevano garantito a questo paese un monopolio virtuale sull'uso delle acque del Nilo e un trattato successivo aveva poi esteso i diritti di sfruttamento anche al Sudan.
A partire dal 1990, ambedue i trattati sono stati duramente contestati dai paesi a monte del fiume, che devono far fronte a tassi di nascita allarmanti e hanno un fabbisogno di risorse idriche che aumenta di giorno in giorno.
L'istituzione del Nile Basin Initiative (NBI), nata nel 1999 per creare una coscienza comune tra i dieci paesi attraversati dal Nilo, non ha risolto alcuna delle questioni relative ad un'equa ripartizione delle quote.
Nel meeting di oggi in Uganda, i sette paesi del bacino esclusi dalle quote e desiderosi di sfruttare con nuove dighe le risorse idriche, minacciano di andare da soli contro il veto di Egitto e Sudan. Una minaccia che non sembra spaventare troppo l'Egitto, consapevole che queste nazioni non hanno le risorse economiche né l'assistenza internazionale per portare avanti progetti idroelettrici di una certa portata.
Finora solo l'Etiopia, che in passato si era battuta per una revisione dei vecchi accordi, sembra aver assunto una posizione più conciliante nei confronti dell'Egitto, ricevendo in cambio assistenza economica e tecnologica.
Negli ultimi anni, grazie ad ingenti investimenti cinesi, l'Etiopia ha avviato mastodontici progetti idroelettrici sul fiume Omo, che hanno attirato l'interesse degli imprenditori egiziani e che trasformeranno il paese in una potenza esportatrice di energia nei paesi limitrofi.
Tra questi, la diga Gibe, finanziata anche dalla cooperazione italiana.
Altri dettagli su:
RfI
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