
Storie dai Tropici
La tartaruga delle Galapagos è davvero estinta o si nasconde?
(Puerto Baquerizo Moreno, Galapagos - 10/1/2012)
Riappare dopo 150 anni la tartaruga elefantina delle Galapagos, Chelonoidis elephantopus, che lo stesso Charles Darwin aveva dato per estinta ai tempi del suo storico viaggio.
O almeno così pare, stando a quanto pubblicato oggi da un gruppo di ricercatori americani sulla prestigiosa rivista scientifica Current Biology.
Confrontando il patrimonio genetico della tartaruga ritenuta estinta con il DNA della specie ibrida tuttora vivente sull'isola di Isabela, gli studiosi hanno dedotto che da qualche parte ci deve ancora essere una piccola colonia di esemplari 'puri' e forse anche qualche antenato femmina.
La domanda è: come ha fatto a sfuggire agli occhi della scienza una tartaruga che può misurare fino a 1,80 metri di lunghezza e arriva a pesare quasi 400 kg? I ricercatori non demordono: i cheloni giganti sono ancora vivi e probabilmente si nascondono nei crateri spenti del Wolf, il più settentrionale dei vulcani di Isabela.
All'inizio del 16° secolo, prima che arrivasse l'uomo, le isole Galapagos erano popolate da qualcosa come 250.000 tartarughe giganti, appartenenti a 15 diverse specie. Non a caso il nome dell'arcipelago ecuadoregno viene proprio da testuggine, galàpago in spagnolo.
Con una simile stazza le tartarughe non hanno predatori naturali, tranne l'uomo. Sfortunatamente la carne di questi animali, lenti e quindi facili da catturare, era particolarmente gustosa al palato dei pirati e dei marinai che veleggiavano in questi mari a bordo delle baleniere.
Spesso le tartarughe non venivano mangiate sul posto, ma caricate nelle stive delle navi, dove riuscivano a sopravvivere mesi senza bere né mangiare rappresentando quindi una preziosa fonte di carne fresca per gli uomini a bordo.
Di tanto in tanto capitava però che ci si dovesse liberare del carico; allora qualche tartaruga ancora viva finiva in mare e, galleggiando sulla spinta della corrente, arrivava sulla terraferma.
Anche il trasporto di tartarughe da un isola all'altra era una pratica piuttosto comune adottata da pirati e balenieri nel XIX secolo.
Questo spiegherebbe come e perché la Chelonoidis elephantopus, originaria dell'isola di Floreana, abbia poi trovato rifugio e salvezza su Isabela. E, accoppiandosi con esemplari di specie affini, sia miracolosamente sopravvissuta al massacro.
Entro la fine dell'anno i ricercatori torneranno a Isabela per andare “a caccia” della tartaruga gigante delle Galapagos. Ma hanno anche un altro ambizioso obiettivo: tentare la riproduzione in cattività degli ibridi e resuscitare la specie estinta.
Un programma tanto impegnativo e costoso, che di fronte ai tanti problemi e alle minacce che incombono sulle Galapagos, non ultimo la pressione antropica esercitata costantemente da 30.000 residenti e dai 170.000 turisti che ogni anno sbarcano in visita nell'arcipelago, non dovrebbe forse avere la massima priorità.
Altri dettagli:
PhysOrg.com
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