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Storie dai Tropici

Viale dei baobab, una storia di successo in Madagascar

(Morondava, Madagascar - 21/11/2011)

E' l'albero nazionale del Madagascar: il baobab, o gigante buono come viene definito, elevato a simbolo di una terra di sconfinata miseria e di stupefacente biodiversità.
Sei delle otto specie di baobab conosciute al mondo vivono solo qui. E sebbene sia facile vederne in giro di ogni forma e dimensione, il sito più fotografato dai turisti per i suoi panorami al fulmicotone si trova ad una ventina di chilometri da Morondava, dove centinaia di maestosi tronchi, con le chiome aperte a venti e più metri di altezza, si allineano lungo una strada di terra rossa e formano quello che è universalmente conosciuto come Allée des baobab, viale dei baobab.

Il sito, di straordinario interesse naturalistico, è stato dichiarato area protetta nel 2007. E ha cambiato le sorti dei baobab; perché questi esemplari, per quanto secolari, non sono eterni e stavano scomparendo ad un ritmo allarmante.
La popolazione locale si era convertita alla coltivazione di riso, dopo che una fabbrica per la lavorazione dello zucchero aveva cominciato a riversare acqua in questa zona di savana; i baobab, compreso il possente Adansonia grandidieri, chiamato localmente Renala, erano immersi nelle risaie per tutto l'anno e i tronchi, marciti e indeboliti, venivano spazzati via al primo ciclone che dal mare si abbatteva sulla costa.

Grazie all'impegno di Fanamby, una ong locale che si dedica alla conservazione e alla valorizzazione del territorio malgascio, lo scarico continuo di acque nella zona è stato fermato e nei campi, non più allagati, scompare il riso e fioriscono i giacinti; nelle pozze rimaste sguazzano i bambini mentre le madri gettano reti per catturare piccoli pesci.

Per la Fanamby il concetto di conservazione va ben oltre: conservare la biodiversità, che in Madagascar è gravemente minacciata, ha un senso quando il progetto di salvaguardia della natura non impoverisce la popolazione locale, anzi, riesce a generare reddito e sviluppo.
Per compensare la perdita dovuta alla cessazione della risicoltura, sono state sviluppate coltivazioni di arachidi e di ortaggi, che non necessitano di grandi quantità di acqua.
Rispetto al riso, le arachidi però rendono meno. La ong sta quindi costruendo un canale che servirà ad irrigare 187 ettari di terra, fuori dai confini dell'area protetta, dove gli agricoltori locali potranno piantare e raccogliere riso, senza arrecare danno ai grandi baobab.

E non finisce qui. La Fanamby, che tra l'altro opera nel turismo sostenibile e solidale, sta avviando la comunità locale verso ulteriori attività che incrementino le possibilità di reddito per le famiglie.
Il viale dei baobab è visitato da circa 6.000 turisti l'anno, non molti ma un numero comunque importante se confrontato con gli afflussi turistici che si registrano in altre regioni del Madagascar. All'ingresso del sito è sorto un negozietto che, insieme alle bibite fresche, offre ai turisti oggetti di palissandro finemente intagliato e lavori in rafia della tradizione malgascia.
Dietro il bancone siede un ragazzo di 28 anni, già padre di famiglia, che alterna l'attività di intagliatore a quella nei campi di mais e di patate dolci. Con i denari guadagnati in più, posso comprarmi delle capre e forse costruire una nuova casa per la mia famiglia, racconta soddisfatto.
Quando si dice un lieto fine, e non solo per i grandi baobab.

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