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Storie dai Tropici

Zimbabwe: contro la vendita di diamanti insanguinati

(Harare, Zimbabwe - 14/6/2010)

Permettere allo Zimbabwe di vendere i suoi diamanti sul mercato internazionale vorrebbe dire legittimare gli abusi e le violazioni commesse nei giacimenti del Marange dall'elite militare e politica che governa il paese, secondo l'ultimo rapporto di Global Witness.
Gli attivisti hanno inoltre criticato il Kimberley process (KPcs), il sistema di certificazione firmato da 75 governi allo scopo di impedire la vendita dei "diamanti insanguinati", per il suo atteggiamento debole sulla questione dell'export diamantifero dello Zimbabwe.

Lo scorso luglio, una commissione del Kimberley process aveva vietato ai suoi membri di trattare le gemme provenienti dallo Zimbabwe. Ma in un rapporto rilasciato la settimana scorsa dallo stesso organismo, si afferma che lo Zimbabwe ha raggiunto gli standard minimi richiesti in materia di diritti umani e che quindi è sulla buona strada per uscire dall'embargo.
Se ne discuterà la prossima settimana durante i colloqui del Kimberley process che si terranno in Israele.

I giacimenti del Marange, un tempo di proprietà della De Beer, vengono venduti nel 2006 alla compagnia britannica African Consolidated Resources; poco dopo la compagnia di stato per il commercio dei minerali ne contesta i diritti di proprietà, permettendo alla gente dello Zimbabwe di andare a scavare nelle miniere, a patto che vendano le pietre al governo.
Nel giro di qualche settimana, ventimila persone spinte dal miraggio di guadagno si trasferiscono nella zona da ogni angolo del paese. Ma la compagnia statale non ha risorse sufficienti per acquistare i diamanti dagli scavatori, che li vendono illegalmente sul fiorente mercato nero.
Per mantenere il controllo sui giacimenti e, almeno apparentemente, per contrastare il commercio illegale, il governo passa al contrattacco, militarizza l'area ed espelle la maggior parte dei cercatori.
La motivazione ufficiale è che dai diamanti si devono ricavare risorse necessarie per ricostruire il paese. Si scatena l'inferno: centinaia di persone, uomini e bambini, vengono uccisi, sottoposti a torture e stupri di gruppo, e costrette a lavorare in miniera a beneficio delle forze di polizia, dell'esercito e dei leader politici corrotti.

Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato una serie inaudita di violenze compiute negli ultimi tre anni: elicotteri che sparano sui minatori, cacce all'uomo organizzate per riprendere chi tenta di scappare, aggressioni con i cani e via dicendo.
Nessuno è stato mai chiamato a rispondere di questi crimini. Il rapporto di Global Witness denuncia che le compagnie private designate a formare due joint venture con la Zimbabwe Mining Development Corporation per le attività d'estrazione nei giacimenti del Marange sono direttamente legate al partito di Mugabe, lo ZANU-PF, e all'élite militare.

Il 21 giugno a Tel Aviv il Kimberley process dovrà valutare la richiesta dello Zimbabwe di riprendere le esportazioni di diamanti. Mugabe ha già minacciato di ritirarsi dal sistema di certificazione, qualora il KP non dovesse dare il suo appoggio. Faremo a meno del KP, ha detto ai media, e trarremo comunque vantaggio dai nostri diamanti.

Altri dettagli su: AFP


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