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Tonga


Cook le chiamò “isole dell'amicizia” forse perché, diversamente dalle altre genti polinesiane, nessuno qui a Tonga cercò di mangiarselo. Pare tuttavia che anche in queste isole il famoso navigatore abbia rischiato grosso e che solo il caso non ha voluto che lui e i suoi uomini rimanessero uccisi.

In pieno Oceano Pacifico, più o meno a metà strada tra l'Australia e la Polinesia francese, le Tonga sono tra le terre abitate più lontane dall'Italia. L'arcipelago è spezzettato in quattro gruppi di isole, allineate in due catene parallele con le frange meridionali che arrivano quasi a sfiorare il Tropico del Capricorno.
Si contano circa 170 isole tra grandi e piccole. E ogni tanto ne spunta una nuova. L'ultima si è formata solo pochi anni fa, nel marzo del 2009, quando un vulcano sottomarino ha cominciato a sputare una colonna di fumo, cenere e pomice, illuminando il cielo a poche miglia dalla capitale Nuku'alofa; al termine dell'eruzione, dove prima c'era solo mare, è apparsa una nuova striscia di terraferma.

Isole che si creano, altre che collassano. In pochi altri posti al mondo si possono osservare cambiamenti così impressionanti in un lasso di tempo tanto breve, né potrebbe essere altrimenti visto che le Tonga si trovano a cavallo di una faglia vulcanica piuttosto turbolenta.
Le isole della catena occidentale sono le cime emerse dei vulcani attivi: aspre, quasi sempre disabitate, coperte di fitta vegetazione verde scuro. Sono perfette per le escursioni a piedi in mezzo a foreste inviolate o per avventurose arrampicate fin su alla bocca del cratere.
La catena orientale è invece costituita da basse isole coralline, circondate da una corona di candide spiagge e di lagune turchesi. Ideali per giorni e giorni di far niente all'ombra delle palme da cocco. Chi non è portato per questo stile di vita impara presto. Alle Tonga la gente è notoriamente indolente, il tempo è un concetto vago e qualsiasi cosa viene affrontata con molta rilassatezza.

C'è un solo appuntamento che ogni tongano rispetta categoricamente: la domenica in chiesa. Nel giorno dedicato al Signore le campane cominciano a suonare prima dell'alba e tutto si ferma, impossibile trovare un negozio aperto. Per i turisti è un incubo o una curiosità, a seconda dei punti di vista; per i tongani è la normalità ritrovarsi tutti insieme a pregare, chiacchierare e intonare inni. Da quando in queste isole sono calati i missionari, la Chiesa ha sempre esercitato una grande influenza sulla società tongana, coprendo con un velo di puritanesimo gli antichi valori tribali. Ancora oggi le regole e i divieti del culto cristiano sono osservati con una certa pignoleria dalla gente di Tonga, soprattutto da coloro che seguono la rigida morale dei Mormoni e degli Avventisti. Un esempio su tutti: l'abbigliamento succinto non è ammesso a Tonga, nemmeno in spiaggia.

Tonga è l'unica monarchia del Pacifico o, come sarebbe meglio dire, una nazione che al di fuori della monarchia non ha conosciuto altri sistemi di governo. Nel XIII secolo la dinastia dei Tu'i Tonga regnava su un ampio pezzo di Pacifico, dalle Samoa alle Fiji, fino a Wallis e Futuna. A questo periodo di massimo splendore sono seguiti i momenti bui delle lotte tra clan, che però si sono risolte sempre con la proclamazione di un re indigeno. E, caso molto raro, queste isole seppure sotto il protettorato britannico dal 1900 al 1980, non sono mai state formalmente colonizzate.
Ci hanno pensato però le famiglie reali, i nobili arraffoni e in qualche caso le confessioni religiose a dividersi il potere e le poche ricchezze dell'isola. Con il risultato che ancora oggi la società tongana è chiusa, feudale e classista. Recentemente la gente ha mostrato crescenti segni di insofferenza nei confronti della famiglia reale e ha rivendicato a gran voce maggiore democrazia. La monarchia non è di certo a rischio, ma se non altro nel 2010 si è regolarmente insediato un Primo Ministro eletto democraticamente.

Per alcuni aspetti la cultura polinesiana si è conservata vitale e genuina tra la gente di Tonga. I gonnelloni neri e quelli di foglie di pandano intrecciate indossati da tutti, il pranzo domenicale nel forno di terra, le danze simboliche e il rituale della kava sono i segni più evidenti di quanto i tongani siano un popolo poco occidentalizzato e ancora molto legato alle proprie tradizioni. Per sentire il fascino di un'autentica vita polinesiana bisogna però allontanarsi dall'isola principale Tongatapu e dalla sua affollata Nuku'alofa che, quanto a traffico e a sporcizia, assomiglia tanto a Papeete.
Sulle isole più lontane, le Niuas in particolare, gli stili di vita sono quelli di una volta, regolati dal ritmo delle maree e dall'alternarsi delle stagioni: si coltivano il taro e la cassava, si pesca e si lavora il pandano nella laguna. Qui di turisti ne arrivano davvero pochi. A dire il vero il turismo è poco sviluppato anche nelle altre aree dell'arcipelago.

Quasi i due terzi della popolazione tongana vive a Tongatapu, un'isola completamente piatta e intensamente coltivata; qui si trovano i più significativi siti archeologici polinesiani, alcune belle spiagge e un certo numero di strutture turistiche. 270 km più a nord il gruppo delle Vava’u, vulcaniche, collinose e ricoperte da un manto di vegetazione verdissima, è conosciuto come il paradiso dei velisti. Ma c'è anche un altro buon motivo per venire qui: il whale watching.
Le Tonga sono uno dei posti migliori al mondo per vedere le megattere, i cui salti spettacolari si possono spesso ammirare anche dalla costa. E le Vava'u sono proprio al centro delle rotte seguite dai grandi cetacei, che ogni anno si radunano in queste acque da luglio a novembre.
A metà strada tra Tongatapu e le Vava'u ci sono le Ha'apai, un altro gruppetto di isole ognuna diversa dall'altra per aspetto e paesaggio ma identiche nell'atmosfera, quella di isole quasi inesplorate, come nel più immaginifico sogno dei Mari del Sud.

continua a leggere: Perché andare - cosa puoi fare e cosa puoi vedere

     
     
     


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