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Vietnam


A sentir parlare di Vietnam viene subito in mente la guerra. Per molti di noi la guerra del Vietnam è una sola, ma qui la chiamano la guerra americana, tanto per distinguerla da quella contro i francesi prima, o contro Cambogia e Cina dopo. Tutte vinte, chiunque fosse l'avversario.

A distanza di poco più di trent'anni, i vietnamiti di oggi non vogliono più sentir parlare di guerre, sono un popolo giovane, con un tasso di crescita demografica imponente, tant'è che metà della popolazione ha meno di venticinque anni: loro quella guerra non l'hanno neanche vissuta. Preferiscono pensare al futuro e credere alle promesse di progresso e sviluppo economico di un paese che cerca, a tutti i costi, di uniformarsi agli schemi di modernizzazione del sudest asiatico.

Le relazioni con il vecchio nemico statunitense non potrebbero essere migliori, tanto che l'appoggio americano ha consentito l'ingresso del Vietnam nel WTO, l'organizzazione mondiale del commercio.
Le riforme economiche, avviate da un sistema politico ancora monopartitico, stanno trasformando il paese in una potenza mondiale, con un export molto spinto di riso e pesce ma anche di tessili e scarpe; gli investimenti stranieri sono in crescita e gli impianti industriali delle multinazionali trovano in Vietnam un nuovo, enorme bacino di manodopera, a costi addirittura inferiori di quelli cinesi. E' così che la repubblica socialista del Vietnam ha aperto le porte al mercato e al capitalismo.

Saigon è la testa di questo nuovo dragone asiatico, una città ribattezzata Ho Chi Minh City fin dalla riunificazione nel 75, ma che nessuno chiama con il suo nome, imposto dai dirigenti comunisti di Hanoi.
La corsa accelerata allo sviluppo è evidente nei cartelloni pubblicitari di marche americane, nei cantieri che lavorano a pieno ritmo per costruire le villette dei nuovi ricchi, nei locali affollati ad ogni ora del giorno e della notte e nei quattro milioni di motocicli, che circolano per le strade, producendo smog e rumore come simboli più evidenti di modernizzazione.
Una modernizzazione ancora lontana perché Saigon, per quanto città cosmopolita e cuore economico del Vietnam, rappresenta tuttora quell'Asia dal fascino umido e torbido della vita di strada, fatta di gente che per sopravvivere è indaffarata in traffici di ogni tipo.

Il Vietnam è un paese difficile da comprendere. Sarà per la sua cultura millenaria, solo in parte dispersa e confusa nei tanti modelli di comportamento e nelle ideologie altrui con cui il paese è venuto a contatto. Sarà per la sua storia più recente, così complessa e tormentata, cui i vietnamiti quasi non danno più importanza. Sarà per i suoi paesaggi in chiaroscuro, che sembrano galleggiare avvolti in nuvole di foschia umida.
Tutto appare sfuggente e rimane a volte distante, come i volti nascosti sotto i cappelli a cono o le ormai rare giunche dalle vele rosse che navigano nella baia di Halong.

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